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Riflessioni sulla vita di Dante

      Ora rifacendoci a considerare il corso di questa vita senza riposo, è meraviglia pensare il numero; grandissimo e la varietà degli uomini notabili con cui Dante si trovò in dimestichezza di studii, in guerra di passioni, o ch'ei praticò comechessia; che a pur solo raccoglierne i nomi fanno un affollamento di figure risentite e originali, le quali bastano a spiegarci come il gentil poeta, che nella sua prima età pareva piacersi di angeliche sfumature, obbligato poi a farsi la via in mezzo a codesto silvestre rigoglio di vita individuale, sia riuscito sì gran maestro nello scolpir di colpo e trar fuori quasi con una sola percossa tipi rilevati e spiranti. E quel che degli uomini, potrebbe dirsi altresì dei luoghi; ché ben la vita del sublime ramingo fu un rapido viaggio in mezzo a spettacoli demoniaci ed a serafiche contemplazioni. Eppure né la rattezza del corso, né la novità e la diversità delle cose fecero confusione e sonnolenza nel tenace ingegno; cosicché dalla pece che tra l'affaccendamento dell'arsenale veneziano ei vide e notò bollire
      E gonfiar tutta e risieder complessa,
      allo strame ove forse riposò per gli angusti vicoli di Parigi; dai rigagnoli del Casentino, dei quali con poche sillabe seppe musicare il fresco gorgoglio, al sozzo Bulicame di Viterbo; dal burrato franoso di Trento alle rovinevoli callaje di Turbia: dal vasto mormoreggiar dei venti marini nella Pineta, alla Carisenda, la quale sembra chinarsi d'incontro alle nubi che le corron sopra, ogni immagine rimase colle sue più vive e singolari particolarità nella profonda fantasia del poeta, e gli torna innanzi a tempo, spiccata in sobrii e luminosi rilievi. Codesta è virtù plastica d'ingegno che non ha pari: la quale fu ajutata certo e recata al sommo dai lampi infuocati, dalle dure ombre, dai rotti contrasti di quell'età tempestosa e notturna.