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Opere su Dante

      Così le nuove passioni, ond'è turbata l'Italia, crescono le difficoltà innumerevoli che il genio allegorico di Dante e dei modelli biblici proposti alla sua imitazione, avevano moltiplicate. La bella dissertazione del Troya sul Veltro, la Vita di Dante scritta da Cesare Balbo, i commentarii del Tommaseo, e le nuove chiose, collazioni ed illustrazioni pubblicate dal Torri e dal Fraticelli ancora non bastano al bisogno. Vorrebbesi innanzi tutto una storia diplomatica e bibliografica dei codici e delle edizioni della Divina Commedia, e delle principali varianti proposte e discusse: e basterebbe a sgomberare l'infesta confusione delle erudizioni grammaticali. Poi sarebbe a desiderarsi una storia dei tempi di Dante, la quale fu tentata immaturamente dall'Arrivabene (Storia del secolo dell'Alighieri), e che ora è possibile e necessaria più che mai dopo i nuovi studii dei Tedeschi intorno al medio evo italico, alla casa Sveva, ai Comuni, e il nuovo indirizzo della critica nelle questioni della Chiesa, del papato e della filosofia scolastica e del misticismo cristiano.
      Il testo potrebbe essere pubblicato colle sole note dichiarative; ma dovrebbe seguirlo un copioso commento estetico. Imperocché fu assai bene osservato che nello studio delle opere di Dante dee aver luogo una graduale iniziazione; bastando l'intelligenza letterale per ammirare la schietta maestà e rapidità delle cose; ma richiedendosi una lunga dimestichezza per farsi a mano a mano il senso della musica interiore; principalmente nella, terza cantica, che, a giudizio degl'intendenti, vince le altre due per novità ed evidenza, ma dove il continuo e crescente splendore spunta e abbaglia l'attenzione. Il commento estetico adunque piglierebbe due vie. Nella prima condurrebbe a considerare il mirabile parallelismo della Divina Commedia colle maggiori creazioni poetiche delle altre genti; imperocché non è dubbio ch'essa nella cosmica vastità e negli ingenui ardimenti pareggia le epopee braminiche, nella sobrietà e rapidità le liriche profetali, nell'evidenza dei quadri e nell'acconcezza delle similitudini la copia omerica, e che nel tempo stesso per la varietà e l'esplicazione dei tipi individuali antecede ed annunzia Shakspeare, e per le felici audacie del simbolismo si riscontra col Fausto, che può essere chiamato la Commedia Umana.
      L'altra parte del commento estetico dovrebb'essere unicamente indirizzata a chiarire l'artifizio dell'esecuzione: parole, frasi, ritmo, immagini che danno al pensiero vita e movenza immortale. Quest'ultimo assunto aveva pigliato il padre Cesari nelle sue Bellezze di Dante; non riuscì, perché della bellezza gli mancava il senso intimo; ma quel suo schema, anche come ci è rimasto, mostra ciò che si potrebbe fare in opera di poetica filologia lavorando sul testo di Dante; molto più ora che la grammatica cronologica del Nannucci ci toglie via anche il fastidio delle storpiature dantesche, e risolve in rispettabili arcaismi quelle uscite di vocaboli che parevano stravolti a capriccio o a necessità di rima. Tra i più recenti e dotti commentatori di Dante, meritano un segnalato luogo i professori Giambattista Giuliani e Federigo Alizeri.