Omaggio a Dante Alighieri di 
 
  
  
  
  
 
     
ALLEGORICO DELLA DIVINA COMMEDIA	57
 
     
porlo| quando il Poeta si è studiato di tenerlo nascosto? A noi basta averlo ravvisato come in ispecie| conosciuta la natura e la qualità.della sua impresa. Possiamo però argomentare sì dai luoghi relativi del Poema| sì dalla storia di que'tempi| che egli fissasse le sue speranze in diversi soggetti| secondo i varii tempi e le varie fortune| aspettando or dall'uno or dall'altro| e quando più e quando meno vicino l'avveramento de'suoi voti. Nò vale il dire che niuno de'personaggi| indicati dalla storia| come veltri probabili nel senso dichiarato di sopra| apparisca ornato di quelle virtù| che Dante profeticamente appropria al suo Eroe. Se ben si mira| le virtù che Dante gli attribuisce sono relative alla impresa di lui| la quale| come abbiamo veduto| è quella di sterminare la cupidità degli ordini sociali| abbattendo il mal governo e stabilendo la monarchia. Però| quali che fossero per essere i suoi difetti personali| egli come Veltro sarebbe sempre il rappresentante del Monarca| anzi attuatore della Monarchia| e per conseguenza operatore di tutto il bene e strumento di tutte le virtù| che sono comprese nel concetto di essa Monarchia. Si aggiunga a questo il caldissimo affetto| che una impresa tanto da Dante desiderata| gli conciliava' nell' animo verso il creduto esecutore della medesima| si aggiunga di più quel grado d'iperbole| che si concede al linguaggio profetico; e non s'incontrerà nessuna difficoltà nel fare soggetto di quelle lodi qualsivoglia personaggio capace di quella impresa.
  
  
  
  
  
 
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