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Le opere di Dante

      Ma veniamo ad una specificata menzione delle opere di Dante. La Vita Nuova, che è un commento e un'amplificazione delle sue poesie giovanili dettate tra il diciottesimo e il ventesimosesto anno di sua età, fu scritta, nelle parti prosastiche, sul finire del 1291 o nel 1292; fresca, limpida, rosata primavera d'amore e di devozione, intorbidata qua e là da sforzi prematuri, e quasi a dire da inquieti presentimenti dell'intelletto, che vorrebbe andar oltre il mistero dell'ispirazione e rendersi ragione dei suoi rapimenti; ma per quanto vi s'industrii, non trova, dopo le parole che vengono dal cuore, altro che sofisticherie d'umanista e memorie scolastiche. Codesta impotenza di Dante a comprendersi e a giudicarsi, codesta ostinata e sottile puerilità del critico davanti alla ingenua grandezza del poeta, è uno dei più singolari e dei più insegnativi contrasti che ci offra la storia dell'arte.
      E ancora è da notare che mai, né prima né poi, la poesia erotica seppe toccare un più alto grado di schietta spiritualità, di quello che nella Vita Nuova, la quale di necessità ci ricorda gli angeli del Giotto e le sante del Fiesole. Di Beatrice, delle bellezze sue, degli sguardi, delle movenze, fu altro non sai se non quello che è manifestazione di bontà e luce di, santità: tutt'al più vi si tocca del suo color di perla, del suo soave e presago pallore. Un confronto tra quest'ascetismo amoroso, semplice e riposato, e il platonismo già ribellante e torturato del Petrarca porrebbe in più bella luce questa serafica trasparenza della prima maniera poetica di Dante.