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Iconografia dantesca

      Abbiamo anche a dire due parole sull'iconografia dantesca. Nessun poeta fu più di Dante prediletto dai pittori: e a provarcelo basterebbe Michelangelo. Il sacro poema fu illustrato da moltissimi: Giacomelli, Flaxman, Pinelli meritano soli menzione. Dei moderni illustratori della Divina Commedia merita però speciale menzione Giuseppe Antonio Koch, tirolese, il quale esegui quarantadue disegni, trentotto riguardanti l'Inferno e quattro il Purgatorio. Questi stupendi disegni, quantunque a soli contorni la più parte, superano di gran lunga quelli del manoscritto vaticano, e rappresentano Dante non solamente come poeta, ma anche come statista e ghibellino.
      Anche il celebre pittore P. Cornelius condusse a fresco nella villa Massimi in Roma molti subbietti desunti dalla Divina Commedia, i quali vennero poi litografati in nove fogli, e pubblicati in Monaco col testo di Dollinger. Singolare, che in tanto spreco d'illustrazioni buttate a chiarire testi di miserevoli opericciuole, né in Francia né in Italia siasi fatta un'edizione di Dante ajutata da nobili commenti di matita e di bulino. I ritratti di Dante ci abbondano; le tradizioni ce lo fanno fosco, arcigno, pensoso e rannuvolato per abito; cotalchè le femminette di Verona il credevano uscito così tutto caliginoso e terribile dall'inferno. E tale veramente ei ci si mostra nelle immagini che ce ne lasciarono i vecchi pittori, e nel risentito profilo che parve all'Edwards il pretto tipo della stirpe cimbrica. Ma noi sappiamo che Dante fu ne' suoi primi anni un cavaliere grazioso alle donne, perito in cantare e in suonare istromenti, e amico d'ogni arte gentile.
      E i versi limpidi e leggiadramente temperati della Vita nuova ci facevano pensare a una figura soave quale è quella che poi nel 1844 fu scoperta in Firenze, dipinta di mano di Giotto, e che ci valse il bel centone del Giusti.
      Ad onore di Dante v'ha statue e monumenti in quasi ogni città d'Italia. Il sepolcro a Ravenna fu erettogli nel 1483 da Bernardo Bembo, padre del famoso cardinale, il quale reggeva per Venezia i Ravennati, e restaurato nella forma presente nel 1780 dal cardinale Valente Gonzaga, legato del papa; espiata per tal modo la persecuzione che mosse alla sua memoria e alle opere sue Beltramo cardinal del Poggetto, che pochi anni dopo la morte di Dante dannò il trattato della Monarchia, come pieno di scandali e di eresie.