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Destino di Beatrice

      La Beatrice, nel gennajo del 1287, era già sposata, non si sa da quanto tempo, a un cavaliere fiorentino, messer Simone de' Bardi; né pare che Dante avesse mai pensato a domandarla per sé; sia che la disparità delle domestiche fortune, o l'età sua troppo novella, o checché altro non gli consentissero di pur fermare il pensiero a questo parentado. E veramente trovasi che Dante non aveva dimestichezza alcuna colla donzella, e raramente la vedeva, e appena ne aveva talora un cenno di saluto (in principio della Vita nuova); e quasi tutte le poesie del canzoniere di Dante e la prosa della Vita nuova pajono rappresentarci Beatrice come giovane sposa, graziosissima a tutti, lodata di bellezza e di umiltà angelica, non senza una tal quale ombreggiatura di maestà e di decoro matronale.
      La mirabile donna morì, che ancora non aveva finiti i venticinque anni, il 9 giugno 1290, pochi mesi appresso la morte di suo padre Folco Portinari, per testimonianza di Dante, uomo d'alta bontà, come ce ne fa prova anche il suo testamento, in cui chiamò erede in parte delle sue larghissime facoltà lo Spedale di Santa Maria Novella. E questi riscontri di date e di fatti attestati da documenti (veggasi il Pelli) colle particolarità poeticamente menzionate dall'Alighieri nella sua Vita Nuova varranno a provare la realità di Beatrice per chi non s'acqueti alle evidenze psicologiche, il dolore di Dante per la morte di questa sua donna fu pari all'amore, e trasmodò per forma, che gli amici suoi ne lo rampognarono aspramente come di viltà (vedi il Sonetto di Guido Cavalcanti: Io vegno 'l giorno a te 'nfinite volte); novella prova che non si giocava solo di metafore.