Federico Adamoli

La vita

Federico al lavoro nell'ufficio della ferramenta



In famiglia l'importanza per l'educazione e la formazione professionale dei cinque figli è veramente grande, ed i sacrifici compiuti dai genitori sono enormi, considerati anche i tempi. Oltre alla formazione scolastica, tutti i figli ricevono una sia pur minima educazione musicale, e Giovanni svolge anche una sporadica attività come violinista. Un primato tutto particolare di questa famiglia è stato quello di avere avviato tutti e cinque i figli all'insegnamento scolastico (la mamma Annunziata è stata insegnante elementare), e con grande sacrificio si riesce ad assicurare loro la frequenza universitaria al di fuori dall'Abruzzo: Diana si laurea in Lettere a Roma nel 1936 e diventa professoressa di Lettere; Giovanni si laurea in Economia e Commercio nel 1937 e diventa prima professore di Ragioneria quindi Preside; Concetta si laurea in Lettere a Roma nel 1940 e diventa anch'essa professoressa di Lettere; Italia esercita come insegnante elementare mentre Fernanda, ammessa all'Accademia di Orvieto a soli 17 anni, diventa professoressa di Educazione Fisica (inizia la professione a Reggio Calabria a soli 20 anni, nell'ottobre 1941). I proventi dal negozio di ferramenta non sono sufficienti (e l'attività commerciale va incontro anche a gravi dissesti finanziari) e i fratelli si aiutano reciprocamente per garantirsi la continuità negli studi universitari, cementando ulteriormente il legame familiare: alla conclusione dell'università Giovanni, che ha soggiornato a Genova per l'intero corso di laurea, a costo di enormi sacrifici, promette di mettere a disposizione il proprio futuro stipendio per lo studio delle sorelle; la stessa Fernanda ha potuto frequentare il corso triennale dell'Accademia di Orvieto anche grazie al sostegno della sorella Italia.

Gli impegni familiari, le preoccupazioni economiche, gli strascichi della malaria contratta in guerra, l'ansia per la prigionia del figlio Giovanni fiaccano precocemente la fibra di Federico, che nel 1945 si ammala gravemente. Sembra riprendersi, e in estate trascorre la sua convalescenza a Silvi, accanto al fratello Umberto; anche qui non manca di pensare alle questioni familiari e di lavoro, impartendo disposizioni al figlio Giovanni. La successiva recrudescenza della malattia lo conduce però ad immatura morte a soli 58 anni, avvenuta il 14 luglio 1946. IL fratello Umberto così lo ricorda nelle sue memorie: "Partisti giovane ancora, mio buon Federico, a me più vicino. Partisti quando la vita nuove luci aveva per te, nella serena tua bontà, nella squisita tua educazione, nelle tue nuove speranze. Partisti lasciando nel nostro animo un grande vuoto".


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