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L'ultima dimoraa cura di Federico Adamoli (2008
stampato in proprio
305 pagine) |
(26-5-1897). lasciare soli, soli quei figli che essa immensamente amava; mi figuro lo schianto di quell'addio estremo, ma Iddio pietoso le avrà fatto intravedere in una mistica visione i volti desiati del consorte, del figlio, che di lassù le sorridevano, l'aspettavano. Oh come altrimenti non temere che vacilli la fede più salda? Riposa nel signore, o buona e pia donna! tu lasci un nome carissimo e venerato e tale eredità d'affetti per cui la tua tomba immatura, avrà eterne lagrime, rimpianti e fiori, non solo dai desolati Orfani e congiunti, ma da quanti ebbero ad apprezzare l'elevatezza del tuo sentire, la bontà del tuo cuore che non fu mai chiuso ai poverelli. Ai numerosi parenti, ai figli inconsolabili, in specie alla mia cara Igina De Marinis, le condoglianze più vive e sentite di un'amica che al primo annunzio della tremenda sventura è volata in ispirito fino a voi per confondere le sue con le vostre lagrime su quella bara che racchiude quanto di più caro voi avete e che di lassù può impetrare per voi fede e rassegnazione! (Carmen) [appr.] [appr. 29-5-1897]
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