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L'ultima dimoraa cura di Federico Adamoli (2008
stampato in proprio
305 pagine) |
Teramo (18-7-1894). Sabato sedeva giurato alle Assise per la causa dell'assassinio Barbieri, ed all'alba di domenica, in Montorio al Vomano, non era che un cadavere. V'era salito per trattenersi un giorno col suo Gaetanino, che vi teneva in educazione presso i signori Persia, e la desolata moglie e le altre due figlie, che l'aspettavano ansiose a Castelli, non lo dovevano rivedere più. Che terribile sgomento è mai questo che si prova al fulmineo disparire d'una persona cara! Si resta come pietrificati, ci ribelliamo esterrefatti a creder vero il ferale annunzio, e perfino gl'indifferenti si mostrano compresi da stupore; ma col suo ghigno satanico n'è davanti la morte a mostrarci la vittima, e tutti ci si sente venir meno a la paurosa idea del nulla. Però l'aula sacra a la giustizia, dai giurati a la corte, da gli avvocati difensori e della parte civile al popolo, fu tutto un mormorio di rimpianto, lunedì, appena saputasi la triste novella; ed il dottor Tauri, anche lui giurato, disse visibilmente commosso sentite parole alla memoria del povero estinto, dopo di che il presidente con lodevole pensiero rimandò al dì venturo la continuazione del dibattimento. A quarantatrè
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