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L'ultima dimoraa cura di Federico Adamoli (2008
stampato in proprio
305 pagine) |
letterato, politico, benefattore, Atri (2-4-1892). sorse a difesa dei patri abruzzesi allorché d'oltralpe e d'Italia altresì risuonava e colpiva come una staffilata la frase: les Abruzzes terre de brigands, e la calunniosa leggenda di montagne inospitali, di superstizioni feroci, d'ignoranza selvaggia occupava anche le menti più elette che accennavano alla regione. Il Cherubini combatteva e rintuzzava da par suo i falsi giudizii, pei quali sarebbe rimasto nel cuore d'Italia un pezzo d'Africa da civilizzare, con dottrina storica profonda, e con quell'ironia signorile eppur pungente e con quella dose piacevole di scrittore chiamata humour dagl'inglesi e poco traducibile nella nostra lingua. E tutto questo faceva in cento articoli sparsi sui periodici letterarii del tempo, in libri che come quello sulla Ceramica di Castelli e sui Grue rammentavano agli stranieri e agl'italiani ignoranti delle cose nostre che quelle graziose pitture, quei fini smalti ammirati nei musei di Napoli, di Parigi, di Londra, di Dresda, erano opera di abruzzesi, cui animava civiltà artistica in grado sommo, e non di briganti e carbonai, o che come quello sul magnifico tempio atriano del XIII secolo e le sue pitture, richiamava l'attenzione dei governi su questa
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