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(segue) Semproni Francesco
sergente, Vittorio (2-2-1889).

schiudeva bellissima. Egli, poverino, sperava far ritorno alla terra nativa fregiato di meritati allori. Data appena la ferma, guadagnava il grado di sergente, e in questo si faceva ammirare più per l'adempimento de' suoi doveri, che per l'esercizio de' suoi diritti. Carezzato dai superiori come figlio, ben voluto dagli altri Sotto - Ufficiali come fratello, egli formava la più cara consolazione della famiglia lontana. Ma il duro fato più che proteggere quella giovanile esistenza, volle reciderne i giorni: ed egli, povero giovane, riposa ora nel sonno eterno, là nel cimitero di Serravalle. Il sincero cordoglio di tutto il paese giunga a posarsi su quelle lontane zolle, non ancora bagnate dal pianto quale attestato di sentita benevolenza. Esso torni anche di sollievo ai suoi pei quali non vi sarà più bel conforto, nel sapere che l'amato figlio spirò nella fede del Signore, rammentandoli coi parenti e cogli amici. Un giorno, là in quel cimitero, ginocchioni dinanzi ad una modesta lapide, vedranti pregare e piangere due desolate persone. Le vesti brune della donna diranno al passeggero che quella è una madre che piange una gioia perduta e che quell'uomo, che resta immobile e pensoso nel dolore, è un povero padre a cui fu rapita ogni speranza. Poveri derelitti! (G.C.)



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