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a cura di Federico Adamoli

Carlo Eugeni e la storia dello sport teramano


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     Un'altra caratteristica di mio padre è stata quella del legame e dei rapporti di amicizia con molti suoi allievi. Molti di questi sono presenti qui in questa sala, ne cito uno per tutti, l’Arch. Alfonso Pagliericci, che io considero come un fratello, dati i tempi nei quali si correva assieme, e lui faceva sempre primo, per cui non potevo mai vincere. Un legame forte nacque anche con Guido Canzio e con tanti altri. Forse è bene citare un persona, allievo indiretto di mio padre, una splendida persona, che abbiamo perso recentemente: Cesare Forcella. Mio padre ci allenava assieme, lui ed io, negli anni 1956-58 in quel di Silvi, sulla spiaggia.
     La parte affettiva... debbo dire questo: come figlio, è chiaro che ognuno di noi è diverso. Io ho avuto un tipo di rapporto, mio fratello un altro, i miei figli un altro, i sui figli un altro, perché i rapporti sono personali, individuali. Mio padre con me è stato severissimo fino a quando io non sono andato fuori, diciamo fino a quando ho finito l'università. Quando ho terminato l'università lui ha realizzato una mia forma di indipendenza, ed è cambiato completamente. E' diventato, come dicevo ad Almonti, un amico, ed io debbo dire che negli anni la persona con cui forse mi sono maggiormente confidato, la persona che sapeva di più i fatti miei, anche quelli che non andavano bene, è stato proprio mio padre, che è stata la persona con cui ho maggiormente avuto questo rapporto di estrema confidenza.
     Mio padre è sopravvissuto a mia madre di tre anni, ma nei dieci anni precedenti mia madre fu molto malata, bloccata in un letto, e per dieci anni è stata in questo letto, e non ci riconosceva. In una di quelle situazioni nella quale come me, come mio fratello, siamo passati - e non auguriamo a nessuno – mio padre è stato l'assistente permanente di mia madre, seguendo anche con forza le due donne che si alternavano a fare i lavori, che si possono fare intorno a una persona malata in quelle condizioni estreme, che sono durate dieci anni. E' stato mio padre l'artefice di questa assistenza totale, continua, con dedizione, senza mai lamenti. E forse questo è l'aspetto umano che noi figli non possiamo non ammirare. Una grande dedizione, la stessa dedizione che Bruno De Luca ricordava per lo sport. Ecco, io penso di aver un po' tratteggiato la figura di mio padre.