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a cura di Federico Adamoli

Carlo Eugeni e la storia dello sport teramano


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     Io sono 57 anni che sono dirigente della Fidal e tanta gente mi chiede: “Come hai fatto a resistere tanto?”. Io spesso dico che ho avuto un virus che mi è stato iniettato dal professor Eugeni, e vivendo con lui prima come allievo, poi come collaboratore, poi come consigliere regionale, ho potuto apprezzare le sue doti, ma soprattutto ho avuto da lui l'educazione sportiva e la capacità e possibilità di rispettare la dignità umana. In 57 anni non ho mai litigato con nessuno nell'ambiente dell'atletica, proprio perché il professor Eugeni mi ha tracciato la strada per poter camminare avanti e raggiungere questo risultato di 57 anni.
     Due aneddoti ed ho finito: tanti di noi come insegnanti di educazione fisica mettevamo al di fuori della palestra tutti quegli allievi che non avevano le scarpe da tennis, perché si rovinata il pavimento; quindi non potevano svolgere l'attività. Il professor Eugeni che insegnava all'ITI, quindi nella scuola del popolo - usiamo questo termine - invitò tutti i ragazzi a farsi fare dalle proprie mamme un bel paio di calzettoni di lana da utilizzare in palestra, in modo che loro potessero educazione fisica senza rovinare il pavimento. Ho voluto citare questo aneddoto perché se ci sono tra noi insegnanti giovani, potranno anche loro seguire la strada del professor Eugeni.
     Altro aneddoto: nella palestra si poteva correre, si poteva fare salto in alto, ma c'era il problema del salto in lungo. Come fare? Il professor Eugeni aprì la porta della palestra dell'ITI, al di fuori di questa porta utilizzò il terreno, ci fece una bella buca di sabbia, faceva prendere la rincorsa da dentro la palestra e li faceva saltare al di fuori della palestra in modo che nulla si rovinasse.