LA COMMEDIA COMICA ALL'ITALIANA

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Lucio Fulci



Fulci Lucio (Roma, 7 giugno 1927 – Roma, 13 marzo 1996), regista, sceneggiatore, attore, produttore cinematografico e scrittore italiano, nonché autore di classici della musica leggera italiana, quali 24.000 baci e Il tuo bacio è come un rock, entrambe portate al successo da Adriano Celentano. Inizialmente al lavoro con film comici e gialli, si dedicò alla fine degli anni settanta al genere horror, realizzando film come ...E tu vivrai nel terrore! L'aldilà, Paura nella città dei morti viventi e Zombi 2, che gli fecero guadagnare dai critici cinematografici francesi la nomea di poeta del macabro e Godfather of gore. I film sono stati rivalutati in anni recenti dalla critica italiana, e sono considerati dei capisaldi del genere splatter. Inoltre sono stati omaggiati da registi internazionali, tra i quali Quentin Tarantino e Robert Rodriguez, che hanno inserito nelle loro pellicole varie citazioni dei film di Fulci. Fulci si considerava un "terrorista dei generi", poiché dirigendo un classico film di genere (sia esso una commedia, un horror, un thriller o uno spaghetti western) vi inseriva temi e stili personali, cercando di provocare e scioccare lo spettatore. Lucio Fulci nacque a Roma, nel quartiere popolare di Trastevere. La madre, Lucia, una donna siciliana, si innamorò di un uomo, ma la sua famiglia si oppose alla relazione. La donna quindi lasciò la famiglia e raggiunse l'uomo a Roma. I due si separarono prima che nascesse il futuro regista. Lucio Fulci frequentò il Convitto Nazionale, quindi per tre anni si recò a Venezia, per frequentare il Collegio Navale. Lì giocò anche a calcio, nel ruolo di portiere, nelle giovanili del Venezia, e diventò noto nell'ambiente per aver parato un calcio di rigore a Valentino Mazzola. Tornato a Roma, si iscrisse al Liceo Ginnasio Statale "Giulio Cesare" e iniziò a frequentare ambienti intellettuali ruotanti attorno al Partito Comunista Italiano. Terminato il liceo, Fulci iniziò a interessarsi di arte, musica e cinema. La madre però avrebbe preferito che si iscrivesse all'università. Per accontentare la madre, Fulci si iscrisse così alla facoltà di medicina, non terminando però gli studi. Successivamente si iscrisse a Lettere e filosofia, ottenendo la laurea. Fulci iniziò a frequentare il Gruppo Arte Sociale, fondato da alcuni pittori quali Renzo Vespignani, quindi iniziò a collaborare con Il Messaggero di Roma. Successivamente iniziò a scrivere per la Gazzetta delle Arti. Dato che i rapporti con la madre si fecero problematici, Fulci andò a vivere insieme a Vespignani, e iniziò a fare diversi lavori, tra cui anche il presentatore negli spettacoli di un fachiro. L'ingresso nel mondo del cinema avvenne grazie a una delusione d'amore. Dopo essere stato lasciato, Fulci infatti decise di iscriversi al Centro Sperimentale di Cinematografia. All'esame finale del CSC, sfidò Luchino Visconti, allora presidente della commissione d'esame, facendogli notare tutte le inquadrature che esso aveva preso da Jean Renoir per realizzare Ossessione. Dopo l'attentato a Palmiro Togliatti, Fulci venne arrestato per aver manifestato davanti alla sede del PCI e condannato a tre mesi di carcere con la condizionale. Dopo questo fatto, la madre decise di far rientrare il figlio a casa. Fulci esordì nel cinema nel 1950, dirigendo la seconda unità di Gli ultimi giorni di Pompei, diretto da Marcel L'Herbier e Paolo Moffa, quindi realizzò tre documentari per la Settimana Incom: Una lezione di sistema con Fulvio Bernardini, Il sogno di Icaro e Pittura italiana del dopoguerra. Mauro Bolognini lo presentò a Steno, che, dopo averne discusso con Totò, lo prese in qualità di aiuto regista. Con Steno e Totò, Fulci iniziò una duratura collaborazione che lo portò a scrivere una quindicina di sceneggiature, tra le quali quelle di Totò a colori, Totò e le donne, Totò all'inferno e Totò nella luna. Ma Fulci scrisse anche le sceneggiature di film divenuti dei classici della commedia all'italiana, come Un giorno in pretura, in cui inventò il personaggio di Nando Meniconi, riproposto poi in Un americano a Roma. L'esordio nella r egia avvenne nel 1959, con I ladri, una commedia interpretata da Totò, che volle Fulci alla regia e per ottenere questo accettò di interpretare una piccola parte nel film. Poco dopo, però, i rapporti tra i due si ruppero a causa di una donna. Fulci dichiarò successivamente che accettò la regia de I ladri perché si trovava in gravi difficoltà economiche, e che avrebbe preferito continuare a fare lo sceneggiatore. Inoltre dichiarò: «Io mi ritengo un errore di Totò. Ero tanto felice come sceneggiatore e mi toccò esordire alla regia». Fulci quindi diresse il suo primo musicarello, I ragazzi del Juke-Box, interpretato da Adriano Celentano, Mario Carotenuto, Tony Dallara e Fred Buscaglione, che lanciò Celentano come attore. Nel 1960, Fulci diresse un altro musicarello, Urlatori alla sbarra, interpretato nuovamente da Carotenuto e Celentano e da altri nomi noti della canzone italiana quali Gianni Meccia, Joe Sentieri e Mina, che lanciò la canzone 24.000 baci. Negli anni sessanta, Fulci conobbe, in un Festival dell'avanspettacolo, Franco Franchi e Ciccio Ingrassia e, pur non essendo il primo a scoprirli, lanciò definitivamente il loro celebre duo, Franco e Ciccio, disponendo che Ciccio doveva essere il serio e il colto, mentre Franco doveva essere la spalla e lo stupido. Fulci in pochi anni diventò il regista preferito dal duo, dirigendo per la coppia una dozzina di film. Il primo fu I due della legione. Fulci diresse per il duo alcune parodie di grande successo, come 002 agenti segretissimi, I due parà e I due pericoli pubblici, fino a Il lungo, il corto, il gatto, che fu l'ultimo film del duo diretto da Fulci. Fulci tornò alla commedia nel 1972, dirigendo Nonostante le apparenze... e purché la nazione non lo sappia... All'onorevole piacciono le donne (1972), interpretato da Lando Buzzanca, che venne ostacolato dalla censura e dalla Democrazia Cristiana, poiché il protagonista, interpretato da Buzzanca, alludeva esplicitamente alla figura dell'allora presidente del Consiglio Emilio Colombo. Nel 1975 diresse una parodia horror, Il cav. Costante Nicosia demoniaco ovvero: Dracula in Brianza, nuovamente interpretato da Lando Buzzanca e scritto da Pupi Avati e Bruno Corbucci. Nel 1966 Fulci decise di cambiare genere, in quanto non voleva essere ricordato solamente come "il regista di Franco e Ciccio", e diresse quindi il suo primo spaghetti western, Le colt cantarono la morte e fu... tempo di massacro. Interpretato da Franco Nero, Nino Castelnuovo e George Hilton e scritto da Fernando Di Leo, è considerato uno dei western italiani più violenti di sempre. Il regista definì il film artaudiano, riferendosi al celebre "teatro della crudeltà" teorizzato dal commediografo francese Antonin Artaud. Inoltre questo film è fondamentale nella carriera di Fulci, poiché segna il suo primo incontro con la violenza e la crudeltà. Fulci tornò al western nel 1973, dirigendo Zanna Bianca e il sequel Il ritorno di Zanna Bianca (1974), due film tratti dal romanzo di Jack London che riscossero un ottimo successo tra il pubblico. Nel 1975 diresse I quattro dell'apocalisse, spaghetti western tardo e crepuscolare, considerato ancora più violento e feroce di Le colt cantarono la morte e fu... tempo di massacro. Interpretato da Tomas Milian, il film presenta infatti scene splatter, come uno sceriffo scuoiato vivo, stupri e persino una scena di cannibalismo. Per questi motivi il film fu uno dei pochi spaghetti-western ad essere vietato ai minori di 18 anni. Nel 1978 diresse Sella d'argento, interpretato da Giuliano Gemma, un western classico senza scene estreme di violenza, dedicato alle famiglie. Nel 1969 Fulci cambiò ancora una volta genere, dirigendo il suo primo giallo, Una sull'altra, interpretato da Marisa Mell e Jean Sorel. Ispirato a La donna che visse due volte, è un giallo classico, senza scene violente ma con scene erotiche molto spinte per l'epoca. Sempre nel 1969, Fulci diresse Beatrice Cenci, dramma storico ispirato alla vera vicenda della nobildonna romana giustiziata nel 1599, che evidenzia i momenti violenti ed erotici della vicenda. Considera to uno dei migliori film del regista, è anche il suo film "maledetto", poiché quell'anno sua moglie si suicidò e l'anno seguente morì anche sua madre. Nel 1971 diresse Una lucertola con la pelle di donna, suo primo giallo estremo, erotico ed onirico, interpretato da Florinda Bolkan e da Jean Sorel. Nel 1972 fu la volta di Non si sevizia un paperino, interpretato da Florinda Bolkan, Tomas Milian e Barbara Bouchet, sconvolgente giallo da molti considerato il capolavoro del regista. Nel 1977 girò Sette note in nero, più misurato nella violenza rispetto agli altri gialli del regista ma forse ancor più estremo negli aspetti onirici e psicologici. Fulci approdò al giallo italiano, genere allora molto in voga grazie al successo dei film diretti da Dario Argento, e lo propose in una chiave cupa ed onirica, distinguendosi subito dagli altri registi del genere per lo stile personale e una violenza a tratti eccessiva. Fulci si cimentò anche nei genere fantasy e post-atomico, dirigendo I guerrieri dell'anno 2072, ispirato a 1997: fuga da New York, e Conquest, ispirato a Conan il barbaro. Entrambi i film presentano scene horror. La svolta definitiva per il regista arrivò nel 1979, per puro caso, quando fu chiamato a dirigere al posto di Joe D'Amato ed Enzo G. Castellari Zombi 2, che nelle intenzioni dei produttori doveva essere una copia di Zombi di George Romero, e invece diventò un film molto personale, che lanciò Fulci come maestro dello splatter. La scena nella quale a Olga Karlatos viene perforato un occhio con un pezzo di legno è entrata negli annali del cinema horror, per la sua violenza estrema e sconvolgente. Da quel momento in poi il regista diresse in gran parte film horror, come Paura nella città dei morti viventi, Quella villa accanto al cimitero e ...E tu vivrai nel terrore! L'aldilà, che riscossero un grande successo di pubblico e posero Fulci come principale rivale di Dario Argento. Con questi film Fulci si guadagnò la nomea di terrorista dei generi e poeta del macabro. Anche nell'horror Fulci scardinò le regole e mostrò immagini splatter mai viste prima di allora nei cinema italiani, prediligendo trame a tratti surreali, senza alcuna spiegazione logica, visualizzate tramite sequenze scioccanti e iperviolente. La riuscita di questi film è dovuta anche ai collaboratori abituali del regista, come Dardano Sacchetti alla sceneggiatura, Sergio Salvati alla fotografia, Vincenzo Tomassi al montaggio, Giannetto De Rossi al trucco e agli effetti speciali, Massimo Lentini alla scenografia, e a un produttore che lasciava Fulci molto libero, come Fabrizio De Angelis. Questo periodo iniziale di horror, che va dal 1979 al 1982, è conosciuto anche come il periodo degli horror della Fulvia, dal nome della casa di produzione, ed è costituito da Zombi 2, L'Aldilà, Quella villa accanto al cimitero, Black Cat (Gatto nero), Lo squartatore di New York e Manhattan Baby. Nel 1980 Fulci diresse Luca il contrabbandiere, noir iperviolento che presenta scene degne dei suoi horror: colpi di pistola che sfondano il volto, una donna torturata con la fiamma ossidrica, coltellate che squarciano il petto. Nel 1984, dopo aver diretto il giallo Murderock - Uccide a passo di danza, un'improvvisa malattia costrinse Fulci a rimanere due anni lontano dai set cinematografici, e il suo ritorno fu segnato soprattutto da pellicole a basso budget girate spesso in condizioni proibitive, ma sempre col suo stile inconfondibile. Nel 1986 tornò dietro la macchina da presa, dirigendo Il miele del diavolo, un dramma morboso ed erotico. Particolarmente difficile e complicata si rivelò la lavorazione di Zombi 3: Fulci aveva in mente una versione in 3D, da intitolarsi Zombi 3D, ma il progetto fu abbandonato per gli alti costi della pellicola. Così il regista accettò di dirigere Zombi 3, ma fu costretto ad abbandonare il set a metà delle riprese, a causa della malattia. Il film fu quindi completato da Bruno Mattei e da Claudio Fragasso. Tra i film del suo ultimo periodo, vanno ricordati almeno Aenigma, diretto nel 1987, Un gatto nel cervello del 1990, curioso film interpr etato dallo stesso Fulci nella parte di se stesso, preda di incubi terribili, che ottenne un successo nell'ambito dell'home video e viene venerato dai fans come piccolo oggetto di culto, La casa nel tempo, girato per la televisione ma mai trasmesso a causa della sua violenza estrema, e Le porte del silenzio del 1991, il suo ultimo film, interpretato da John Savage e prodotto da Joe D'Amato, che non presenta una goccia di sangue ed è una meditazione sulla morte e una sorta di testamento del regista. Lucio Fulci morì per un attacco diabetico, mentre stava preparando le riprese del film M.D.C. - Maschera di cera, che avrebbe dovuto segnare il suo ritorno sul grande schermo, grazie ad una produzione di Dario Argento. Il film poi fu diretto da Sergio Stivaletti, seguendo la sceneggiatura scritta dal regista, e dedicato a Fulci. Nel 1988 il produttore Augusto Caminito commissionò a Fulci la supervisione di una serie di film horror, destinati alla televisione. Fulci ne diresse due, Quando Alice ruppe lo specchio e Il fantasma di Sodoma. Ma il progetto si arenò, e i film di Fulci furono trasmessi solo nel 1991, mentre gli altri film uscirono direttamente in videocassetta, l'anno seguente. Fulci inserì alcune scene dei suoi due film in Un gatto nel cervello, opportunamente rimontati e ridoppiati. Negli anni ottanta Fulci doveva girare alcuni film, che non furono portati a termine. Tra i progetti vi erano Nero Romano, un thriller ambientato ai tempi dell'Impero Romano, Blastfighter, western post-atomico poi diretto da Lamberto Bava, Evil Comes Back, una versione horror de Il postino suona sempre due volte, L'aldilà parte seconda, Zanna Bianca a New York, Un gatto nel cervello 2, e La Mummia. Fulci ha realizzato anche lavori per la televisione italiana: negli anni sessanta e settanta diresse tre caroselli, mentre nel 1978 diresse il varietà Buonasera con... Franco Franchi e nel 1980 lo sceneggiato Un uomo da ridere. Fulci ha pubblicato anche due raccolte di racconti: Le lune nere risale al 1992 e contiene nove racconti, tra cui quelli intitolati Voci dal profondo e Porte dal nulla, dai quali sono stati tratti i film Voci dal profondo e Le porte del silenzio. Il secondo libro è Miei mostri adorati, del 1995, contenente sette racconti e vari scritti sul cinema. Fulci amava trattare temi provocatori, come dimostrano le molte vicissitudini con la censura, e sceglieva finali aperti, circolari o cinici. Inoltre i suoi film dimostrano un'ironia e un sarcasmo a volte macabri. Temi ricorrenti nel suo cinema sono il dubbio, il peccato, il tempo, la morte e la crudeltà. Lucio Fulci è stato il primo regista italiano a portare nell'horror scene splatter ed estreme, e a visualizzare con estremo realismo la morte. La scena più ricorrente nei film di Fulci è quella nella quale a un attore viene perforato un occhio. Il regista ha dichiarato che per lui questa scena era una metafora della perdita della ragione dei suoi protagonisti. «L'occhio frustrato, traviato, distrutto, per me significa anche perdita della ragione. L'occhio è un preciso riferimento surrealista e dadaista». Per quanto riguarda il versante tecnico, la peculiarità principale del regista sono i primissimi piani sugli occhi degli attori, per evidenziare emozioni quali la paura e lo sconcerto. Nel suo cinema horror, Fulci mostrava le scene violente e splatter senza stacchi di montaggio, mostrando tutto sino in fondo come in un film pornografico. Una prova di questo è la famosa "scena dell'occhio" presente in Zombi 2, in cui il regista romano mostra, senza stacchi di montaggio e con profusione di dettagli, l'occhio di una donna trafitto da una scheggia di legno, stimolando il sadismo e il voyeurismo dello spettatore. I rapporti tra Fulci e la critica cinematografica furono difficili. Fulci infatti veniva considerato prevalentemente un regista di B-movie, mentre i suoi horror venivano liquidati come prodotti di "bassa macelleria". A conferma della prevenzione della critica di allora nei suoi confronti, Fulci raccontava spesso che anche il suo film più "d'autore", Beatrice Cenci, fu malt rattato come altri suoi film. Un amico del regista chiamò infatti un critico del giornale Paese Sera, dicendogli che finalmente i critici avrebbero dato tre stellette a un film di Fulci. Il critico però gli rispose negativamente, dicendo che non si potevano mai dare tre stellette a un film di Fulci. Solo in tempi recenti, il lavoro del regista è stato rivalutato, grazie a riviste di genere quali Nocturno, Amarcord e Cine '70, che hanno divulgato la sua opera e trattato i suoi film come opere d'autore. Diverso invece fu il rapporto con i critici esteri, soprattutto francesi, che videro subito in Fulci un autore estremo e personale.

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