Carlo Piola Caselli
L'Archivio Segreto di Carlo Adamoli


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      Nominato sottotenente e decorato di medaglia d’argento al valor militare [leggi la motivazione] (con motivazione da medaglia d’oro, diceva infatti scherzando che questa si era persa nei corridoi del ministero), il 1° settembre 1917 è passato collaudatore alla Pomilio a Torino, guadagnandosi anche l’artistica rara medaglia d’oro coniata appositamente, con scritto ‘La Pomilio ha varato il suo millesimo aeroplano’, trattandosi di un incarico non meno periglioso, all’epoca. Città dove fervevano le industrie ed in cui hanno avuto molto sviluppo anche quelle aeronautiche. Ha studiato anche la miglior messa a punto del pattino di coda. Alternandosi con la vita al fronte, promosso tenente il 4 aprile 1918, è passato poi al centro formazione squadriglie della Diatto Frejus, sempre a Torino. Con l’ing. Hoche, della Marelli, ha studiato un nuovo tipo di propulsore. Ha infine progettato, con l’ing. Enea Cattani, e quindi iniziato a costruire, nelle officine Farina (chiamate poi Pinin Farina), il prototipo di un tipo di caccia biplano innovativo, noto poi in tutto il mondo come “Adamoli Cattani”, con ala ad incidenza variabile, terminato nel 1919 nelle officine Moncenisio.

      Dal 1927 al 1929 è stato segretario generale dell’Aerocentro da Turismo di Milano, dell’Aero Club, da lui fondato con il presidente conte Piero Ferretti di Castelferretti, altro cavaliere alato entrato giovanissimo nella squadriglia della Serenissima al campo del castello di San Pelagio con d’Annunzio. Adamoli poi è andato per circa sei mesi negli Stati Uniti, per diffondervi l’elica metallica Rietti, visitando così parecchie grandi industrie.
      Approfondendo gli studi sui berilli di una piccola miniera di feldspato sopra Piona, lasciatagli dallo zio don Luigi, che riforniva la Richard Ginori, essendogli stato suggerito dal prof. Gino Panebianco, un valente chimico, ex deputato socialista (come conferma Giuseppe Manfrin, Chimica e socialismo, in ‘Avanti della Domenica’, n. 8, 2003), posto immediatamente sotto la propria ala, che, se avesse fabbricato delle leghe leggere di berillio-alluminio-magnesio, sarebbero state più leggere dell’alluminio e più resistenti dell’acciaio, da appassionato aviatore e pioniere, è corso in Germania dove, contattata la Siemens & Halscke, ha avuto due volumi, relativi alle esperienze, in tedesco, che ha subito tradotto, ed hanno iniziato insieme delle prove in un grande laboratorio che ha immediatamente adibito all’uopo a Milano. Ha poi cooptato in questi studi anche il prof. Luigi Losana, del politecnico di Torino, ed insieme hanno brevettato queste esperienze, note come “procedimenti Adamoli”, che sfociavano nelle leghe madri, suo modo geniale per evitare l’eccessiva volatilizzazione dell’elemento che volevano mettere a punto.


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