Benito Mussolini
Vita di Arnaldo


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     Nel marzo del 1931, io insistei tanto perché Arnaldo visitasse la Libia. Lo feci nella speranza ch'egli si distraesse un poco. Vi andò, infatti, col figlio Vito. Sbarcò a Tripoli il 2 marzo. In seguito a questa sua visita alla colonia, egli scrisse alcuni articoli sul giornale che piacquero agli elementi dirigenti metropolitani e coloniali. Era il giornalista. Ma in un diario rimasto sin qui inedito e che tuttavia io feci leggere al Ministro Quadrunviro De Bono, ecco delle notazioni che non sono più giornalismo, ma poesia. Arnaldo ha visitato Sabrata, che si sta come Cirene o Leptis Magna disseppellendo. Spettacolo grandioso che provoca meditazioni profonde sulla vicenda delle cose umane!
     «Vagando per i campi dunosi che la pioggia recente ha fatto coprire di un verde tenero che sparirà col caldo incipiente, vedo improvvisamente vaste macchie di fiori dal tono caldo dei tropici. Rossi cupi, azzurro intenso, prati di fiori gialli o margherite tenui. Dove ho provato ancora queste sensazioni di ambiente, di colore, di tempo per cui non riesco ad inquadrarle nell'oggi, in un tempo lontano che io non ricordo, in un quadro che non riesco a costruire? Qualche mio lontano antenato ha forse percorso questa terra? O viva, nei toni violenti e decisi è una vita che mi è stata strappata e per la quale l'angoscia più acuta mi stringe?
     «Ritorno a Tripoli nel tramonto. Il sole che cade nel mare tinge di rosso vivo l'orizzonte. Pensieri lontani, sentimenti che si dibattono nei confini inafferrabili, ricordi di glorie antiche e di dolori recenti. Malinconia dolce e grave nel crepuscolo».