Benito Mussolini
Storia di un anno. Il tempo del bastone e della carota


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     Duce. - Escludo nel modo più assoluto l'invio di uomini.
     Jacomoni. - L'unica preoccupazione potrebbe derivare dall'occupare parzialmente la Grecia, inquantoché gli Inglesi, da rimanenti basi, nel caso fossero in grado di mandare forze aeree imponenti, potrebbero portare le loro offese nell'Italia meridionale e in Albania. Gli apparecchi dell'aviazione greca sono 144, ciò che non costituirebbe una seria apprensione.
     Duce. - Qual è lo stato d'animo della popolazione in Grecia?
     Jacomoni. - Appare molto profondamente depresso.
     Ciano. - Vi è una scissione netta tra la popolazione e una classe dirigente, politica, plutocratica, che è quella che anima la resistenza e mantiene vivo lo spirito anglofilo nel Paese. È questa una piccolissima classe molto ricca, mentre l'altra parte è indifferente a tutti gli avvenimenti, compreso quello della nostra invasione.
     Jacomoni. - Hanno suscitato molta impressione sulla popolazione greca le notizie che ho fatto divulgare sull'altezza dei salari in Albania.
     Duce (invita il generale Visconti Prasca, comandante delle truppe in Albania, ad esporre la situazione militare).
     Visconti Prasca. - Noi abbiamo preparato un'operazione contro l'Epiro, che sarà pronta per il 26 corrente e che si presenta sotto auspici molto favorevoli.
     «La situazione geografica dell'Epiro non favorisce la possibilità alle altre forze greche di intervenire, perché da una parte vi è il mare e dall'altra una intransitabile fascia alpina. Questo scacchiere ci permette una serie di avvolgimenti delle forze greche, — calcolate a circa 30 mila uomini —, ciò che ci consente l'occupazione dell'Epiro in breve tempo: dieci o quindici giorni.