Benito Mussolini
Storia di un anno. Il tempo del bastone e della carota


Pagina 104 di 192       

%


     
Il Consiglio della Corona e la capitolazione

     Erano le 19 del giorno otto settembre quando giunse la notizia della conclusione dell'armistizio; furono ascoltate tutte le trasmissioni radiofoniche. Da quel momento la vigilanza fu rinforzata e una sentinella fu posta anche di notte davanti alla camera di Mussolini. L'ispettore che aveva la direzione dei servizi di sorveglianza appariva sempre più preoccupato. La truppa aveva accolto la dichiarazione di armistizio senza eccessivo entusiasmo. Giungevano le prime notizie da Roma sulla fuga del re, di Badoglio, sull'iniziato sfacelo di tutte le Forze armate e dell'intera Nazione. Il cosiddetto "telegrafo del fante" funzionava senza interruzione. Il giorno dieci alle ore 20 Mussolini scese nella sala e aperse la radio. Il caso volle che captasse la stazione radio-trasmittente di Berlino, e Mussolini udì chiaramente questa notizia datata da Algeri e che diceva: «Il Quartier generale alleato annuncia ufficialmente che fra le condizioni dell'armistizio è contemplata la consegna di Mussolini agli alleati». Si accese una discussione.
     Uno degli astanti disse: «Una notizia del genere è già stata data, ma poi Londra l'ha successivamente smentita». Mussolini era invece convinto che la notizia corrispondesse a verità. Egli era deciso a non consegnarsi vivo agli Inglesi e soprattutto agli Americani. Il comandante dei carabinieri, che era stato prigioniero degli Inglesi in Egitto e pareva che profondamente li odiasse, disse al Duce: «Un'ora prima che ciò accada sarete avvertito e potrete fuggire: ve lo giuro sulla testa del mio unico figliuolo».