Benito Mussolini
Storia di un anno. Il tempo del bastone e della carota


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     Il documento regio del 16 agosto è un tentativo — senza risultato — fatto per sganciarsi dalle responsabilità e non chiudersi tutte le porte alle spalle: l'accenno al risorgere del comunismo è eloquente.
     Vittorio Savoia "sentiva" forse l'approssimarsi di qualcosa o qualcuno che più tardi si sarebbe esibito come Palmiro Togliatti?
     Credere che forze disfrenate potessero rientrare nell'alveo di una qualsiasi legalità — sotto un Governo di funzionari — era una pietosa illusione.
     Il Maresciallo passò il memoriale agli "atti" dove più tardi fu ritrovato. Tale documento potrebbe? esser» intitolato: "Primo grido d'allarme della dinastia".
     

Verso la capitolazione

     Nella seconda quindicina di agosto bisognava — ritirate le bandiere dalle finestre dove erano rimaste esposte per ben 14 giorni come si fosse trattato di celebrare la più trionfale delle vittorie — esaurite le cantafere per la riconquistata libertà — visti i terribili bombardamenti e l'imperversante disordine annonario — bisognava "distrarre" l'opinione pubblica e così cominciarono le due settimane degli scandali.
     Si cominciò cogli illeciti arricchimenti. Tutti i gerarchi erano ladri. Tutti profittatori. Non un galantuomo, nemmeno a cercarlo con la famosa lanterna del cinico Diogene! Si giunse persino a fissare in 120 miliardi il totale del denaro rubato dai gerarchi al popolo italiano.
     Con la restituzione di tale veramente astronomica somma all'erario si pensava di sanare il deficit del bilancio. Se tutto ciò non fosse stato stampato, si stenterebbe a crederlo. Le cantine e le soffitte delle case dei fascisti erano piene di ogni specie di viveri. Ci fu una delle più singolari psicosi collettive: quella dei lingotti d'oro e dei prosciutti.