Benito Mussolini
Storia di un anno. Il tempo del bastone e della carota


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     L'incontro fra Mussolini e lui non poteva essere e non fu molto cordiale. La casa destinata a Mussolini era situata fuori del paese, su un'altura circondata da un parco abbastanza folto di pini. Villa costruita da un inglese, tale Webber, il quale, — caso strano! — fra tutte le località del mondo dove avrebbe potuto stabilirsi, aveva scelto proprio l'isola più arida e solitaria fra tutte quelle che circondano al nord la Sardegna. Intelligence Service? Forse.
     Il soggiorno alla Maddalena fu abbastanza lungo e la solitudine ancora più rigorosa. Nessun civile era nell'isola già sfollata dopo il bombardamento del maggio, che aveva provocato danni ingentissimi alla base e l'affondamento di due unità di medio tonnellaggio. Bombardamento misterioso, con precisa conoscenza degli obiettivi. Si vedevano ancora i relitti delle grandi navi affondate. Dal balcone della casa lo sguardo spaziava oltre la rada verso i monti della Gallura, glabri e puntuti, che ricordano un poco le Dolomiti. Fu concesso a Mussolini di scrivere. Pare abbia fatto delle annotazioni quotidiane di carattere filosofico, letterario, politico, ma questa specie di diario non lo si è più trovato. Alla Maddalena fu rinforzata la vigilanza. Ben cento uomini fra carabinieri e agenti vigilavano notte e giorno la casa Webber, casa dalla quale Mussolini uscì una volta sola per una breve passeggiata per il bosco, accompagnato dal maresciallo.
     Le giornale caldissime trascorrevano monotone, senza la minima notizia dal mondo esterno. Solo verso il 20 agosto fu concesso al prigioniero di ricevere dall'ufficio della base il bollettino di guerra. La relegazione era quasi assoluta ma non sembrava ancora sufficiente al generale di corpo d'armata Antonio Basso, comandante delle Forze armate in Sardegna, il quale in data 11 agosto così scriveva al ministro segretario di Stato generale Sorice: