Per l'uscita dell'Italia dalla Società delle Nazioni
(11 dicembre 1937)


      Un comunicato o Stefani» del 9 dicembre annuncia una convocazione del Gran Consiglio per l'11 sera, a Palazzo Venezia; le decisioni saranno immediatamente comunicate al popolo dal balcone. L'attesa degli Italiani e l'attenzione dell'Europa si fanno subito immense. Interessamento vivissimo a Londra, ansia a Parigi; «gli occhi di tutto il mondo — scrivono i giornali di Berlino — sorto rivolti a Roma».
      Infinite e disparate le previsioni e i commenti. Nel popolo italiano, è soprattutto avvertibile l'orgoglio di sapere che il Duce sta per prendere una nuova, grande decisione, qualunque essa sia; e il pensiero di riudire la sua voce empie i cuori di profondissima gioia.
      La sera dell'11 dicembre 1937-XVI il popolo è convocato nelle piazze.
      La capitale, dopo due giorni di attesa, ha l'aspetto delle occasioni solenni, il clima delle grandi adunate. Fin dalle prime ore della sera colonne di popolo si avviano verso Piazza Venezia. Molto tempo prima dell'ora fissata la folla ha già invaso la grande piazza e si accalca nelle vie circostanti. Mancano pochi minuti alle 22; il Segretario del Partito, S. E. Starace, appare al balcone e dice: «Camicie Nere, silenzio! Il Gran Consiglio delibera». La moltitudine si fa immediatamente silenziosa. Ma l'attesa i breve. Pochi minuti e le finestre di Palazzo Venezia si aprono. Ecco i componenti del Gran Consiglio; ecco, al balcone centrale, il Duce. Il Segretario del Partito, dominando l'entusiasmo la commozione della moltitudine, comunica la decisione del Gran Consiglio: «Camicie Nere! Il Gran Consiglio ha acclamato la proposta del Duce per l'uscita immediata dalla Società delle Nazioni». Subita una entusiastica acclamazione prorompe dalla piazza come a significare che assoluto è l'unisono tra la deliberazione del Gran Consiglio e la volontà del popolo. La dimostrazione dura alcuni minuti; poi il Duce fa cenno di parlare. Egli dice:

(segue...)