(segue) Parla Lerroux
(9 febbraio 1937)
[Inizio scritto]

      Solo nel gennaio 1937, dopo sette mesi di guerra civile, che sarebbe già finita col trionfo di Franco se gli amici europei di Lerroux non avessero aiutato i rossi di Madrid, solo dopo questo lungo e sanguinoso periodo, il Lerroux si accorge che i nemici di Franco «sono un'orda selvaggia, la quale sotto il pretesto della uguaglianza sociale, ruba, saccheggia, massacra, ecc.» Questo, si può aggiungere, è il governo di Madrid, che siede ancora a Ginevra e il cui capo a Valenza riceve le visite — sia pure di routine — di un ammiraglio della flotta inglese.
      A quale conclusione arriva il Lerroux dopo queste premesse? Eccola: «che la dittatura può essere la salvezza della patria e della repubblica, che quello di Franco non è un pronunciamento militare, ma una sollevazione nazionale sacra e legittima come quella dell'indipendenza del 1808, e che egli, Lerroux, renderà alla causa nazionale il servizio negativo di non disturbarla».
      Troppo poco, ma sarebbe eccessivo pretendere da Lerroux qualche cosa di meglio, da lui che insieme col cattolico sturziano Gil Robles porta la maggiore responsabilità di quanto accade.
      Tuttavia le sue confessioni sono altamente significative, anche perché sono state stampate nell'ultimo numero del 30 gennaio 1937 della francese Illustration, alle pagine 112, 113, 114. Non devono essere sfuggite ai signori Eden, Delbos, Avenol.