Parla Lerroux
(9 febbraio 1937)


      Da Il Popolo d'Italia, 9 febbraio 1937-XV.

      Presentiamolo con le sue stesse parole. «Si conosce la mia età (73 anni). Ho consacrato più di cinquant'anni alla vita pubblica. Giornalista, ho scritto soltanto su giornali repubblicani. Propagandista, la mia tribuna fu sempre repubblicana. Politico, non conobbi altra disciplina che la repubblicana. Capo di partito, non mi associai ad altre forze che non fossero repubblicane. Parlamentare, le mie campagne furono tutte repubblicane e ho sempre rifiutato di partecipare ai governi della monarchia. Nessuno più di me ha lavorato per il trionfo della repubblica in Spagna». Esatto. Il Lerroux è stato un repubblicano al cento per cento e un radical-massone. Tipo classico di quegli uomini sifilizzati dagli immortali principi dell'89, che sognano, vaneggiano, intrigano, complottano, parlano parlano parlano e alla fine spalancano le porte al caos, di cui il radicalismo demo-liberale è la logica anticamera e lo storico battistrada.
      Aperto il varco, Lerroux è forzato alle più tremende constatazioni. Egli è riuscito a fuggire perché i suoi amici fecero in tempo ad avvertirlo che la bufera era imminente, ma i suoi colleghi radicali qual sorte hanno avuto? «La persecuzione — egli dice — contro il partito radicale è stata implacabile. A Valenza e provincia non solo i deputati radicali sono stati assassinati, ma in taluni villaggi tutti i membri del partito radicale sono stati sterminati. A Malaga ed Alicante ci fu una vera caccia all'uomo radicale. Il sacrificio di sangue del partito radicale spagnolo ha superato di molto quello della Chiesa e forse quello della guardia civile così selvaggiamente massacrata». Il Lerroux, che è riuscito a salvare la propria vita, non ha potuto salvare nulla della propria casa, «un focolare ordinato, con collezioni ben scelte», un ambiente comodo di tranquillo borghese che scherzava coi fiammiferi, ma non credeva agli incendi. Tutto è stato devastato dai «galantuomini che disonorano il popolo, la patria, la repubblica, l'umanità». Il Lerroux, però, dimentica di dirci che egli è responsabile: primo, d'aver evocato questi galantuomini alla ribalta (socialisti-comunisti-anarchici-sindacalisti); e secondo, di non aver fatto tutte le volte che fu al potere quanto doveva per toglierli dalla circolazione. È quindi perfettamente inutile o perlomeno tardivo recriminare com'egli fa contro «gli avvelenatori che sotto la bandiera della democrazia, della libertà, della repubblica hanno tradito la loro patria, convertendosi in strumento dell'anarchia internazionale, in agenti del separatismo e dei marxisti d'ogni specie».

(segue...)