“Popolo e Patria”
(24 ottobre 1936)


      Pochi giorni dopo, il Duce parte in aeroplano per le Marche ove si inaugura un Monumento a Filippo Corridoni, nella città natale dell'Eroe, che da Lui oggi prende il nome. Filippo Corridoni (1887-1915) era stato uno dei pionieri di quel sindacalismo rivoluzionario che già, nei primi anni del nostro secolo, era insofferente delle sagome intellettualistiche del marxismo. Quando sorse, sotto l'impulso realistico del Duce, la potente ventata interventista, nelle giornate storiche del maggio 1915, Filippo Corridoni si schierò di fianco al Duce, perché sentì che la difesa della Nazione era anche la difesa del Popolo. Appena scoppiata la Guerra, andò volontario e cadde da Eroe alla Trincea delle Frasche, sul Carso, il 29 ottobre 1915. Due anni dopo, il 29 ottobre 1917 — in uno dei momenti più drammatici del nostro periodo bellico — il Duce, ritornato ferito dalla Trincea, commemorava il suo Compagno d'armi e di fede in un articolo pubblicato sul Popolo d'Italia, nel quale l'evocazione dell'Eroe serviva d'incitamento ai Combattenti ed all'intera Nazione.
      Il 24 ottobre dell'anno XIV, nel pieno fervore della nuova vita imperiale, la celebrazione di Corridonia acquista il valore d'una consacrazione e d'un'apoteosi. Alla cerimonia è presente una vasta folla commossa, accorsa da tutte le Marche, e si raccoglie intorno al Duce e alla vecchia Madre dell'Eroe. Dopo il rito religioso, celebrato dall'Arcivescovo di Fermo, il Duce pronuncia le seguenti parole:

      Camerati!
      Dopo il sacro rito della religione e quello guerriero delle armi, non è necessario aggiungere molte parole, sopra tutto alla Vostra presenza, Madre non meno eroica dei Vostri figli.
      Il nome di Filippo Corridoni è consegnato alla storia. Esso brilla di una luce purissima nel cielo della Patria. Il nome durerà più eterno del bronzo che lo effigia nella piazza del Suo paese natale.

(segue...)