(segue) ĢIl germe del nuovo Imperoģ
(30 maggio 1936)
[Inizio scritto]

      Ma il germe del nuovo Impero è più recente e risale all'anno in cui il piccolo Piemonte osò sfidare il potente impero degli Absburgo, che si estendeva, allora, dalle Valli del Danubio, a quelle del Ticino.
      Piccolo Piemonte, ma eroico, ma forte, che aveva durante i secoli salvate le virtù militari del Popolo Italiano e lo aveva preparato al riscatto, che culminò nelle giornate trionfali di Vittorio Veneto.
      Il nuovo Impero è stato fatto dal popolo; è impresa di popolo, e tutto il Popolo Italiano, qualora si trattasse di difenderlo, balzerebbe in piedi come un solo uomo, pronto a qualsiasi sacrificio, capace di qualsiasi dedizione.

      Il Duce, quindi, elogiò le Gerarchie torinesi per l'opera da esse svolta, opera efficace, diuturna, ispirata dalla passione delle Camicie Nere, per cui Torino appartiene al numero delle Città nelle quali si vive fascisticamente tutte le ore della giornata.
      Il Duce ha, quindi, concluso:

      È stata per me una gioia — o camerati torinesi — di vedervi a Roma, ma sarà gioia più grande quando ci rivedremo a Torino.