La vertenza italo-etiopica e la politica estera italiana alla Camera
(25 maggio 1935)


      Pochi giorni dopo, alla Camera dei Deputati, nella tornata del 25 maggio, il Duce pronunciava uno di quei suoi discorsi ciclici e fondamentali, nei quali è esposta in larga sintesi tutta la politica estera dell'Italia fascista. In questo discorso — che destò vivo entusiasmo nel Paese e larga eco di commenti all'estero — la parte conclusiva, dedicata alla vertenza italo-etiopica, venne ad eliminare in modo definitivo qualunque equivoco e qualunque incertezza.

      Camerati!
      Non è ancora venuto il momento per tracciare il quadro generale dell'attività del Governo fascista nel campo della politica estera, come feci al Senato nel giugno del 1928.
      Molti problemi sono ancora in sospeso, talune importanti conversazioni diplomatiche sono ancora in corso; le posizioni stesse delle singole Potenze si rettificano o variano a seconda della coincidenza maggiore o minore o nulla dei loro interessi di fronte a determinate questioni che vengono sul tappeto.
      Il realismo politico, cioè la considerazione precisa delle forze internazionali, dei loro rapporti di interesse, delle loro inevitabili mutazioni, deve stare a fondamento della nostra azione, così come avviene, del resto, in tutti gli altri Stati degni di questo nome.
      Ciò stabilito, mi limiterò a parlarvi degli eventi più vicini a noi, nel tempo.
      Insieme col bilancio degli Esteri è stato sottoposto alla vostra approvazione il complesso degli accordi franco-italiani del gennaio in corso.
      Tali accordi rappresentano una sistemazione transativa di alcune questioni legate all'art. 13 del patto di Londra, articolo redatto in una forma di eccessiva condizionalità, come ognuno può constatare rileggendolo.

(segue...)