La missione storica dell'Austria
(13 febbraio 1935)


      Il Popolo d'Italia, nel numero del 13 febbraio 1935-XIII, pubblicava questo articolo di S. E. il Capo del Governo. L'articolo ebbe subito una profonda ripercussione in tutto il mondo, e particolarmente in Austria, in Germania, in Francia. Più che un articolo giornalistico, questo scritto può considerarsi come un vero e proprio atto politico: all'indomani degli accordi italo-francesi e franco-inglesi (7 gennaio-3 febbraio 1935-XIII), S. E. il Capo del Governo riaffermava, di fronte all'Europa ed al mondo, le ragioni inderogabili della politica italiana per la garanzia dell'indipendenza austriaca.

      Nel comunicato che fu diramato a chiusura del mio recente colloquio a Roma con il Cancelliere della Repubblica austriaca, si faceva cenno a una missione storica che l'Austria deve compiere e per la quale è necessario che sia rispettata la sua indipendenza e la sua autonomia. Il cenno alla missione «storica» dell'Austria fece una certa impressione, anche fra gli austriaci stessi, molti dei quali, dopo la catastrofe dell'Impero, non credevano più alla possibilità di vita e di avvenire del loro Paese. L'Austria ha dunque una missione storica da compiere? Anche se non è più la parte vitale e dirigente di un Impero, che ai suoi tempi migliori contava 52 milioni di abitanti? L'Austria non giunge, oggi, ai 7 milioni di abitanti, ma è una Nazione, dal punto di vista etnico, compatta, salvo il crogiolo viennese. D'altra parte un popolo può avere una missione da compiere, indipendentemente dalla vastità del suo territorio e dal numero dei suoi abitanti. Quando si parla di una missione «storica» si vuole alludere a una missione che si prolunga nei secoli e con effetti di ordine non soltanto interno, ma esterno. Ora in che cosa consiste la missione storica dell'Austria di oggi? Per rispondere a questa domanda, bisogna cominciare dal premettere che l'Austria è un Paese tedesco; certamente tedesco quanto la Prussia, il cui fondo è slavo duramente germanizzato. Nessuno può contestare il carattere tedesco dell'Austria, ma gli aspetti e le espressioni, lo stesso modo di vita della germanicità austriaca sono molto diversi dalla germanicità prussiana. Si tratta di due mondi i quali, durante i secoli scorsi, hanno girato su orbite diverse e spesso si sono scontrati sui campi di battaglia. L'Austria tedesca durante l'Impero ha funzionato da forza mediatrice fra le otto o dieci razze che lo componevano. Ha fatto sentire la sua influenza, specie attraverso il grande centro di Vienna, ma ha anche subito le influenze degli Slavi, dei Magiari, dei Latini. Primo compito «storico» dell'Austria è dunque quello di continuare sotto altre forme, nella nuova situazione che è cambiata dal punto di vista politico, ma non geografico, l'opera dei secoli scorsi: filtrare e riequilibrare la cultura tedesca, per renderla tollerabile e accetta al mondo danubiano e balcanico. Togliere dalla «concezione» tedesca tutto ciò che vi è di esclusivo, di aspro, di repulsivo alle altre genti, questo può essere uno dei compiti dello spirito austriaco in tutte le sue manifestazioni, dalla politica alla letteratura. Nello stesso tempo l'Austria può essere lo strumento più idoneo per i contatti fra le nascenti culture del bacino danubiano e il mondo germanico.

(segue...)