Estremo Oriente
(18 gennaio 1934)


      Il Duce, nel discorso del 22 dicembre 1933-XII agli studenti orientali, aveva posto su basi nuove quel problema delle relazioni fra Oriente e Occidente, su cui si sono vanamente affaticati i pensatori politici dei nostri giorni. Al di sopra delle presunte antitesi Egli aveva posto lo spirito serenatore di Roma, auspicando una più alta civiltà mondiale e una maggiore comprensione di quei paesi orientali che tendono a rinnovarsi modernamente. Ora, in questo articolo scritto per l'«Universal Service» e pubblicato sul Popolo d'Italia del 18 gennaio 1934-XII, S. E. il Capo del Governo esamina con spirito realistico i problemi orientali, integrando nel campo politico i principi generali fissati nel discorso del 22 dicembre 1933-XII.

      Il discorso pronunciato da Litvinov a Mosca il 29 dicembre, è il campanello d'allarme per la situazione dell'estremo oriente. Siamo dinanzi a un discorso bellicoso e chiaramente diretto contro un eventuale nemico ad occidente ed un nemico probabile ad oriente. Si possono anche identificare: trattasi della Germania e del Giappone. Il Commissario agli affari esteri dei soviet ha annunciato che «le forze militari dei soviet sono in continuo aumento», che «la U. R. S. S. potrebbe far perdere a qualsiasi aggressore la voglia di ripetere un tentativo di attacco». Parlando del Giappone, Litvinov ha dichiarato che «la politica del Giappone rappresenta attualmente la più oscura nube sull'orizzonte politico internazionale». Le relazioni tra i due Stati si mantennero normali sino al giorno in cui il Giappone «intraprese le sue operazioni militari in Manciuria». «Noi, — dichiara Litvinov — non potevamo non vedere in queste operazioni la violazione da parte giapponese di un complesso di obblighi che esso aveva da tempo accettato, in base ad accordi internazionali. Il Governo giapponese spiegava queste operazioni con ragioni che non spiegavano nulla e non convincevano nessuno.» L'atto di accusa contro la recente politica giapponese è esplicito. Litvinov, proseguendo, nel suo discorso accusa il Giappone di avere violato l'accordo di Washington, il patto della Società delle Nazioni, il patto Kellogg, il trattato di Portsmouth, confermato dall'accordo di Pechino. Il Litvinov illustra le violenze compiute dai Giapponesi, la lesione ai diritti russi sulla ferrovia dell'Est Cinese, l'adunata di truppe al confine russo verso il Manciù-Kuo. Il Litvinov parla di una «vera e propria minaccia ai confini» e spiega, quindi, che la Russia si è trovata costretta a prendere le necessarie contromisure di ordine militare, mentre il Giappone o meglio i suoi «avventurieri militari» hanno fatto male i loro calcoli in quanto che il Giappone è isolato ed osteggiato anche da quel mondo capitalistico che non ama l'U. R. S. S. Due eserciti si fronteggiano dunque alle frontiere fra Russia e Manciuria: il pericolo di guerra esiste. Ma questo evento non interessa soltanto Russia e Giappone: esso coinvolge la Cina e gli Stati Uniti, ma direttamente e indirettamente anche l'Inghilterra, la Francia, l'Italia, l'Olanda.

(segue...)