(segue) Roosevelt e il sistema
(7 luglio 1933)
[Inizio scritto]

      Sta bene, dice Roosevelt, il rispetto della proprietà privata, ma l'esercizio del diritto di proprietà non può prescindere dagli interessi di ordine generale. Sta bene, il riconoscimento dell'iniziativa individuale, ma questo individualismo, non può essere fomite di miseria, deve cioè tenere conto del consumatore, dell'operaio, dell'azionista. Sta bene il principio della libera concorrenza, ma in tempi di crisi la libera concorrenza è una macchina che non funziona. Sta bene che lo Stato non diventi gestore o capitalista, ma ci sono settori — come quello della produzione dell'energia elettrica — dove lo Stato può assumere — direttamente o no — il compito di gestore dell'impresa. Anche le posizioni tradizionali del liberalismo economico, contrarie alla legislazione sociale, sono respinte da Roosevelt, il quale afferma che nei tempi moderni, lo Stato deve provvedere alla disoccupazione operaia, agli infortuni sul lavoro, alla invalidità e vecchiaia. Il Presidente dichiara che questo successivo ampliarsi dell'attività sociale da parte dello Stato è inevitabile e benefico; si tratta di organizzarlo con cura e di valutarne la portata. Il Governo di Roosevelt è, dunque, un Governo che chiamerò risolutamente interventista nel campo dell'economia. Secondo lui, gli individui, i capi delle imprese, devono pensare e agire non in funzione individuale, ma in funzione nazionale e sociale. Ma questo intervento dello Stato che il Roosevelt difende ed applica, è da considerarsi transitorio, cioè limitato al periodo dell'attuale crisi o si può ritenere non transitorio? Un periodo della prefazione e moltissime pagine del testo fanno ritenere che Roosevelt non sia contrario a un intervento preventivo e sistematico dello Stato nelle faccende dell'economia. Egli si dichiara infatti «partigiano di un ordinamento preventivo delle attività economiche, da attuarsi non solo per superare il periodo in corso, ma anche per salvaguardare i nostri interessi in un lungo periodo di là da venire».

(segue...)