(segue) Ritorno alla terra
(4 luglio 1933)
[Inizio scritto]

      In secondo luogo occorre che le condizioni economiche del contadino siano in relazione con le più elementari esigenze della vita. Non si tratta soltanto delle retribuzioni o delle altre condizioni di lavoro, si tratta della casa. Ora in molte nazioni europee e anche in Italia, le condizioni delle case rurali sono assolutamente deplorevoli. Mancano lo spazio e l'igiene più primitiva. Il giovane contadino che durante gli anni di servizio militare ha visto le case della città, trae il confronto e non si adatta facilmente. A mio avviso una casa ampia e decente è indispensabile, se si vuole che la famiglia del contadino resti unita e non si disperda con l'esodo verso la città.
      Terzo fattore per trattenere i rurali nei loro villaggi e quello di far loro conoscere e utilizzare i ritrovati della tecnica e dell'inventività scientifica moderna. Il villaggio deve avere la luce, il telefono, il cinema, la radio e un sistema di strade che facilitino i traffici delle derrate rurali e il movimento degli uomini. Se il villaggio ha l'aspetto di una prigione, il contadino tenterà di evadere. Ma il ritorno o meglio il fermarsi alla terra ha un presupposto che tutto comprende e la cui soluzione è pregiudiziale: intendo la soluzione della crisi agricola. Altrove ho detto e qui confermo che l'agricoltura è la prima a cadere sotto la crisi e l'ultima a rialzarsi. L'indebitamento dell'agricoltura in tutti i Paesi raggiunge cifre astronomiche e le sofferenze degli agricoltori sono crudeli. In taluni Stati sono state adottate misure radicali, quali la riduzione forzosa degli interessi o la moratoria nei pagamenti oppure la sospensione dei sequestri da parte dei creditori. Il mio Governo si è tenuto su una linea di intervento statale, ma senza sommovimenti troppo vasti, le cui conseguenze talora sono imprevedibili. Più volte ho detto che se nella politica la chirurgia è applicabile, non così e non sempre è nell'economia. Qui vale la medicina, la quale può essere a sua volta drastica. L'indebitamento dell'agricoltura italiana oscilla fra i sei o gli otto miliardi di lire, tutto compreso e cioè i debiti ipotecari e quelli d'esercizio.

(segue...)