Antonio Salandra
(9 dicembre 1931)


      S. E. il Capo del Governo ha commemorato al Senato, nella tornata del 9 dicembre, S. E. Antonio Salandra.

      Nella introduzione al volume sulla neutralità che insieme col successivo sull'intervento l'on. Salandra scrisse in questi ultimissimi anni (altro prezioso servizio reso da lui alla Patria) si leggono le seguenti parole: «Dall'attività politica alla quale ho dedicato la mia esistenza, ai figli miei, per mia e per loro volontà, non è derivato alcun vantaggio: né di titoli araldici, né di accresciuto patrimonio, né di cospicui uffici facilmente conseguiti; resta il nome, ed essi hanno, pertanto, il diritto di pretendere dal padre loro che egli non ometta per accidia o per disdegno di lasciare scritta, se può, qualche pagina di storia, in persona prima».
      In questa breve notazione autobiografica ci appare chiara ed integra la figura di Antonio Salandra. Egli poteva scrivere senza peccare di vano orgoglio queste parole non prive di solennità. Resta il nome e resterà non solo perché legato a tutta la vita politica e parlamentare dell'ultimo cinquantennio, ma perché toccò ad Antonio Salandra di prendere la decisione più alta, più angosciosa, più imprevedibile nelle sue conseguenze, che un grave destino possa riservare a un uomo di Stato: quella di dichiarare la guerra.
      Per noi delle penultime leve l'attività di Antonio Salandra anteriormente al maggio 1915 ha un valore che rientra nella vicenda normale della politica del tempo, ma chi può pronunciare il nome di Antonio Salandra senza rivivere nel ricordo il maggio dell'intervento, la condotta virile e sdegnosa tenuta da lui in quelle ardenti giornate, condotta che Egli ha giustamente rivendicata?

(segue...)