(segue) Messaggio per l'anno nono
(27 ottobre 1930)
[Inizio scritto]

      Il Fascismo esordì con un Ministero di coalizione; ma sin dal 16 novembre, nel discorso alla Camera, le posizioni ideali venivano prospettate con un discorso scudiscio, che sibila ancora nelle orecchie di chi lo ascoltò e sembra rimasto nell'atmosfera dell'aula come sospeso. Di lì a poco, io creavo due istituti originali che provocavano l'irreparabile frattura fra il vecchio mondo demoliberale e il nuovo mondo fascista: la Milizia, con la quale la Rivoluzione apprestava le sue specifiche e insostituibili difese, e il Gran Consiglio, la cui funzione di organo propulsore e coordinatore del Regime, in tutte le sue manifestazioni, è stata, nel tempo, fondamentale.
      Non è oggi il caso di rifare la storia di questi pieni e formidabili anni del Regime fascista. Chi fa la storia non sente affatto il bisogno di scriverla: tutt'al più può darne una spiegazione. E poi, non siamo che al principio. Guai se si comincia a prendere la nostalgia delle date, di ciò che fu, di ciò che non può più tornare. Noi guardiamo invece con occhi accesi al futuro: quello che dobbiamo conquistare c'interessa molto di più del già conquistato. La vita e la gloria delle Nazioni è in questo spirito del futuro, è in questo proiettarsi oltre l'oggi: in questa «instancabilità» è il regno eroico della fede fascista.
      Naturalmente i conservatori, i poltroni, i pusillanimi, gli uomini del tempo che fu, non possono intenderci, e noi li dobbiamo respingere spietatamente dalle nostre file e anche dalle nostre vicinanze. Chi non è pronto a morire per la sua fede non è degno di professarla!
      Otto anni di vicende, otto anni di lavoro — talora grande, ma spesso anche amministrativo e minuto — ci hanno portato a una intransigenza politica e morale sempre più risoluta; ad un'assunzione di responsabilità sempre più netta e definitiva. Non mai come oggi vale la mia formula del 1925: tutto il potere a tutto il Fascismo, ed esclusivamente al Fascismo! La Rivoluzione che risparmiò i suoi nemici nel 1922 li manda oggi, li manderà domani al muro, tranquillamente. È più forte, quindi, oggi di allora. Quanti fra i nostri nemici opinano non esservi rivoluzione sino a quando non funzionino i plotoni di esecuzione, possono prendere atto. La Rivoluzione che fu unitaria sin dal Congresso di Roma del 1921, tale è rimasta, tale rimane, tale rimarrà: qui è la sua incomparabile forza. Giacobini, girondini, termidoriani, destra o sinistra, sono terminologie ignote nel Regime fascista. I personalismi, se affiorano, non oltrepassano un determinato traguardo. Le generazioni che sorgono nel segno del Littorio non devono assistere a spettacoli che turbino o gelino gli entusiasmi, i quali sono il lievito indispensabile nel pane della storia.

(segue...)