I discorsi di Livorno, Lucca e Firenze
(11, 12, 17 maggio 1930)


      Fra il 9 e il 19 maggio il Duce fece un viaggio in Toscana, durante il quale - alle brevi allocuzioni dette ai cittadini di Grosseto, agli allievi dell'Accademia Navale di Livorno, al Popolo di Pistoia, alle Camicie Nere di Gavinana, agli ufficiali e militi dei RR. Carabinieri di Firenze, alle truppe del Presidio di Firenze, agli allievi della «Scuola Ufficiali Medici i e dell'«Istituto Superiore agrario forestale» - si alternarono tre discorsi di maggior rilievo, tenuti rispettivamente, a Livorno a Lucca e a Firenze. L'undici maggio, in Piazza Carlo Alberto a Livorno, alla folla adunata per ascoltarlo, egli rivolse il seguente discorso:

      Camicie Nere di Livorno!
      Fascisti della vigilia eroica e fascisti delle nuove generazioni che si aprono alla vita! Sono certo che voi non vi attendete da me un discorso di lunghe proporzioni. Finalmente, mi è dato di guardarvi in faccia ed è dato a voi di guardare in faccia a me.
      Il viaggio che sto compiendo nella terra fascistissima di Toscana, non è già fatto per riaccendere degli entusiasmi, che sono sempre accesi, ma perché di quando in quando è necessario che il Capo scenda a contatto con le sue truppe per tastarne il polso fascista. Ho scelto tra tutti i giorni, questo 11 maggio che ricorda una delle date più gloriose per la vostra città, quando i vostri padri, con impeto eroico, disperato, affrontavano le truppe degli Absburgo. Un momento di meditazione: pensate a quello che è accaduto durante un secolo.
      L'impero che fino al 1859 teneva la Lombardia, che nel 1915 aveva ancora Trento e Trieste, oggi non è che un vago ricordo, di fronte all'irrevocabile fatto compiuto che prende il nome da Vittorio Veneto!

(segue...)