(segue) Italia e Romania
(16 settembre 1926)
[Inizio scritto]

      Signor Presidente, ancora oggi i nostri due Paesi hanno compiuto un altro passo sul cammino segnato ad essi dalle tradizioni, dai sentimenti, dagli interessi. Fra l'Italia, che nel segno del Fascio Littorio ritrova quella forza compatta di disciplina e di lavoro che è il segreto della sua grandezza, e la Romania, ricca di naturali risorse che sono in rapido incremento, lo scambio dei prodotti e la creazione di sbocchi essenziali alla ricostruzione economica dei due Paesi, si aprono vaste possibilità di ordine materiale e spirituale.
      Nella certezza che la nostra collaborazione sarà feconda di bene anche nei rapporti coi popoli a fianco dei quali si svolge la nostra vita internazionale e per la pace europea, alzo il bicchiere e bevo alla salute di S. M. il Re e di S. M. la Regina di Romania e della Loro Augusta Famiglia. Con animo veramente cordiale elevo i più amichevoli voti per la prosperità della grande Nazione romena e del suo Governo, e per il benessere di V. E. che, dopo avere strenuamente difesa la sua Patria, ne guida oggi saviamente i destini.