XXIV maggio, a Genova
(25 maggio 1926)


      Alla sera del 24 maggio 1926, alle ore 20.15', il Duce celebrò a Genova, in Piazza De Ferrari, l'undicesimo anniversario della nostra entrata in Guerra. Il discorso fu ascoltato da una folla di oltre centomila persone, nella quale si trovavano i rappresentanti di tutti i paesi della Liguria che avevano sfilato davanti al Duce; il corteo era durato cinque ore.

      Genovesi! Genti della Liguria!
      Sono perfettamente sicuro che voi vi aspettate da me un discorso nudo come le rocce che scoscendono sul vostro mare, e schietto come il vostro costume.
      Dall'alba di stamane a quest'ora crepuscolare voi mi avete offerto uno spettacolo incomparabile di moltitudine plaudente. Non certo a me uomo combattente, ma piuttosto al Governo che presiedo, al regime che rappresento, alla rivoluzione che ho iniziato e che condurrò alle sue mete fatali.
      Voi o Genovesi mi attendevate da quattro anni; ma non potevo venire in questa città che mi è sempre stata nel cuore, in un giorno qualsiasi, dovevo scegliere la mia data e la data doveva essere l'anniversario della dichiarazione di guerra, perché Genova insieme con Roma e con Milano ha il vanto di aver dato il tracollo alla bilancia, di avere fugato la viltà dei Governi inetti e inefficienti e di avere spinto il popolo verso la prova suprema.
      Ebbene, sono passati undici anni. E sono passati otto anni dalla gloriosa vittoria di Vittorio Veneto.
      Io mi guardo attorno. L'Italia di ieri non è più riconoscibile nell'Italia di oggi, tutta la Nazione ha venti anni e dei venti anni ha il coraggio, lo spirito, l'intrepidezza e, con in più quello che vi ha aggiunto il Fascismo, la sistematica tenacia.

(segue...)