Viatico per il 1926
(1 gennaio 1926)


      Il 1926 si inizia con questo «viatico», pubblicato nel numero di gennaio della rivista» Gerarchia».

      Gerarchia entra nel suo quinto anno di vita: l'evento mi lusinga e l'ho fatto in questi ultimi giorni oggetto di particolari meditazioni. Tuttavia, oggi mi limito ad un breve, fraterno viatico per l'imminente fatica del 1926. Sono passati cinque anni dalla prima apparizione di Gerarchia. Nel titolo era il programma, specie in rapporto all'anno 1922, durante il quale il Fascismo apprestò mezzi ed uomini per lo sforzo insurrezionale dell'ottobre. E il titolo era un programma ed una sfida a quel complesso di ideologie che apparivano allora dotate ancora di qualche residuo di vitalità. Prima rivista del Fascismo, Gerarchia ha mantenuto pienamente fede al suo programma e anche oggi tiene brillantemente il suo posto all'avanguardia.
      Gerarchia ha fatto e farà della politica generale fascista, esaminata e prospettata nelle sue linee strategiche sotto la specie, quindi, più della storia che dell'immediatezza quotidiana, illuminata, vivificata, esaltata dalla fede più ortodossa. Sotto questo aspetto la Rivista è domenicana o se si vuole giacobina. Il Fascismo non ammette eterodossie. È, come dissi altre volte, appunto questo il peculiare carattere e la ragione fondamentale di vita delle idee che sorgono e che tendono a dominare il mondo. Il Fascismo ha vinto perché ha sempre stroncato sul nascere le tendenze, le correnti ed anche le semplici differenziazioni: il suo blocco è monolitico. Il Fascismo vince e vincerà finché conserverà quest'anima ferocemente unitaria e questa sua religiosa obbedienza, questa sua ascetica disciplina.
      Fede, dunque: non relativa, ma assoluta.

(segue...)