(segue) Parole ai docenti
(5 dicembre 1925)
[Inizio scritto]

      Così stando le cose — e le cose stanno realmente così — il Governo esige che la scuola si ispiri alle idealità del Fascismo, esige che la scuola non sia, non dico ostile, ma nemmeno estranea al Fascismo o agnostica di fronte al Fascismo, esige che tutta la scuola in tutti i suoi gradi e in tutti i suoi insegnamenti educhi la gioventù italiana a comprendere il Fascismo, a rinnovarsi nel Fascismo e a vivere nel clima storico creato dalla rivoluzione fascista.
      Il Governo che ho l'onore di rappresentare, sino dai primi momenti affrontò il problema della scuola con molto coraggio, e non si muovano rimproveri alla rapidità dell'operazione compiuta. La rapidità dell'operazione era necessaria per evitare una coalizione che si sarebbe formata tra coloro che non vogliono studiare, quelli che sono gli svogliati dell'insegnamento, i padri di famiglia troppo indulgenti e finalmente tutti coloro che essendo all'opposizione devono opporsi a tutte le misure del Governo. Allo scopo di evitare il formarsi di questa coalizione si procedé con mano chirurgica. E fu necessario.
      E adesso accade che molti di coloro che insorsero contro la riforma Gentile, convengono che la riforma Gentile ha portato uno spirito nuovo nelle scuole italiane, uno spirito di probità, uno spirito di dignità, uno spirito di serietà di lavoro. E l'altissimo spirito politico e le direttive di questa riforma saranno rispettati, poiché io intendo che sia finito il periodo delle indulgenze più o meno plenarie; penso che debba essere finito il periodo in cui le scuole venivano affollate di gente che era soltanto ansiosa di prendere con poca o scarsa fatica il biglietto di visita per le così dette professioni liberali. La scuola italiana deve essere formativa del carattere italiano. La scuola italiana deve rappresentare l'antitesi di tutte quelle che sono le tare del carattere italiano: cioè il semplicismo, la faciloneria, il creder che tutto andrà bene. A questo proposito vi consiglio in tutte le vicende della vita di essere assistiti non da ottimismo panglossiano, ma piuttosto da un ragionevole pessimismo.

(segue...)