De Pinedo
(7 novembre 1925)


      Il 7 novembre 1925 giungeva a Roma in idrovolante il Comandante De Pinedo che, con il fedele motorista Campanelli, aveva compiuto un meraviglioso raid aereo di 55.000 Km., con il seguente itinerario: Sesto Colende, Brindisi, Bagdad, Calcutta, Singapore, Melbourne, Shangai, Tokio — Tokio, Saigon, Delhi, Bagdad, Taranto, Napoli, Roma. Il Duce, si recò ad incontrarlo, lo condusse con sé a Palazzo Chigi, ed alla folla entusiasta ed acclamante rivolse questo discorso. La citazione dantesca si riferisce al famoso verso 125 del Canto XXVI dell'Inferno; «dei remi facemmo ali al folle volo».

      Cittadini!
      Metto all'ordine del giorno di tutta la Nazione italiana l'eroico comandante De Pinedo. E con lui ricordo e porgo l'attestato della mia e della vostra simpatia al suo fedele compagno di viaggio.
      Come l'Ulisse dantesco che aveva fatto dei remi «ali al folle volo», così De Pinedo ha fatto ala del suo apparecchio al suo generoso, intrepido cuore.
      Voi ricordate che nel discorso dell'Augusteo io lo chiamai italiano delle nuove generazioni che il Fascismo intende creare. Egli è veramente l'Uomo dei miei, dei nostri tempi, serio, intrepido, tenace. Né la fragilità della carne, né gli ostacoli della natura, né le immense distanze, né le tempeste degli oceani hanno potuto fermare la sua meravigliosa ala tricolore!
      Sì! l'Impresa di De Pinedo meriterebbe veramente il canto di un poeta gigantesco come il nostro massimo Poeta: Dante.
      Popoli lontani e diversi hanno finalmente conosciuto che cosa è la nuova Italia! Davanti a questo formidabile prodigio di tenacia e di volontà umana che cosa è la piccola vociferazione di coloro che, legati alla loro impotenza cronica, alla loro decrepita sedentarietà, hanno lo stolto coraggio di irridere a quelle che essi chiamano prodezze aeroplanistiche, mentre per noi sono invece l'attestazione della vitalità indistruttibile del popolo italiano?

(segue...)