Alla memoria di Filippo Corridoni
(23 ottobre 1925)


      Il 23 ottobre fu posta a Parma la prima pietra del monumento a Filippo Corridoni e fu consegnata la Medaglia d'Oro alla Madre dell'Eroe. In tale, occasione, il Duce pronunziò le seguenti parole:

      Camerati!
      Una cerimonia così suggestiva e solenne non chiede molte parole né lunghi discorsi. Piuttosto chiede il silenzio.
      Siamo qui in questa piazza a rendere un triplice onore alla memoria di Filippo Corridoni. Onoriamo in Filippo Corridoni l'amico delle classi laboriose, amico ardente e disinteressato: onoriamo in Filippo Corridoni l'interventista della vigilia, l'uomo che comprese la guerra come uno strappo, come una soluzione di continuità ad una politica miserabile e vile. Onoriamo in Filippo Corridoni il volontario della guerra, l'intrepido fante del Carso, l'eroe che balza sulla trincea conquistata e muore al grido di «Viva l'Italia!».
      Non basta erigere dei monumenti: i monumenti, se non sono scaldati dal cuore palpitante del popolo, sono pietre di sepolcro, fredde, nude, sterili. Bisogna che attorno a questi simboli della nostra ricordanza perenne sia sempre ardente la nostra fede, sempre siano sicuri e fermissimi i nostri propositi.
      È giusto che a Parma sorga il monumento di Filippo Corridoni perché egli era cittadino della vostra nobile città, e Parma — voglio rendere ad essa questo esplicito e categorico onore di fronte a tutto il popolo italiano — Parma, nei mesi grigi della neutralità, nei mesi torbidi dell'attesa, Parma fu la sola città d'Italia che mostrò il prodigio del popolo lavoratore che voleva la guerra; dico il prodigio, perché la guerra era già nota, già si combatteva da mesi e mesi sui campi di Francia e già si sapeva anche perché una magnifica avanguardia di volontari italiani si era recata in Francia; già si sapeva che la guerra era durissima di sacrificio e di lento martirio.

(segue...)