(segue) Fascismo e Sindacalismo
(31 maggio 1925)
[Inizio scritto]

      Mi piego volentieri a questa fatica perché vedo nel Sindacalismo fascista un grande serbatoio di forze umane per il Fascismo, un mezzo potente di elevazione morale e materiale delle vaste masse che stanno alla base della società nazionale. Mi prefiggo inoltre di interessare i fascisti allo studio e all'amore di questo movimento che costituisce una delle «novità» della rivoluzione fascista e una delle sue massime garanzie.

      II.
      Per tutto il 1919 non si può parlare di un Sindacalismo fascista, nemmeno in embrione. C'erano fra i gregari dei cinquanta Fasci di Combattimento rappresentati al primo memorabile congresso di Firenze dell'ottobre 1919, molti operai, quasi tutti superstiti dei Fasci d'Azione Rivoluzionaria Interventista del 1915, ma non potevano costituire alcun nucleo sindacale, nemmeno interno. La situazione sindacale non migliorò durante tutto l'anno 1920, quantunque i Fasci si moltiplicassero e si spingessero anche assai lontano dai centri principali. È solo nel 1921, quando il Fascismo irrompe — dopo gli agguati socialisti di Bologna, Modena, Ferrara — nella valle padana e vi sommerge ad uno ad uno tutti i fortilizi materiali e morali delle organizzazioni socialiste; è solo allora che il Fascismo, diventato fenomeno di masse e di masse rurali come già a suo tempo dimostrai in queste stesse pagine, vede quasi scoppiare dinanzi a sé il fenomeno sindacale, in tutta la sua vastità, con tutti i suoi problemi tecnici e umani. L'esodo delle masse dai vecchi ai nuovi Sindacati fu tumultuario, come la fiumana di un torrente che si rovescia in un altro alveo. Riconosco che il rapido declinare della potenza dei rossi fu dovuto in primo luogo all'azione bellicosa del Fascismo, alla quale i «parolai» di quell'altra rivoluzione non erano moralmente preparati e anche a due fatti quasi contemporanei e di vaste ripercussioni politiche e morali: il fallimento della occupazione delle fabbriche in Italia sul finire del 1920 e la carestia in Russia. Il 1921 fu un anno decisivo per il Fascismo italiano: esso si trovò di fronte e risolse tre poderosi problemi: l'organizzazione armata delle squadre; il movimento sindacale; la trasformazione del «movimento» in partito politico, trasformazione che fu ratificata dal grande congresso del novembre a Roma.

(segue...)