Governo e maggioranza parlamentare
(11 novembre 1924)


      Cinque mesi prima, il 25 giugno 1924, il Duce aveva parlato alla maggioranza parlamentare. Era trascorso un periodo intensissimo di lotta politica e di vittoria; a cinque mesi di distanza, l'undici novembre 1924, la maggioranza parlamentare si riuniva nuovamente in Roma, nella Sala Borromini. Nel frattempo era stato assassinato da un sovversivo, in tram, a Roma, il giorno 12 settembre 1924, il deputato fascista Armando Casalini. Erano presenti 328 deputati (35 assenti giustificati) e il Duce tenne il seguente discorso che riassume in sintesi tutta l'attività svolta in quel breve, ma intensissimo, intervallo:

      Signori!
      Eccoci giunti dopo cinque mesi di intervallo — ricchi, all'interno e all'estero, di vicende su alcune delle quali mi soffermerò diffusamente fra poco — alla vigilia della riapertura della Camera. Come potete constatare, il Governo ha mantenuto le promesse reiteratamente fatte: la Camera si riapre nei termini di tempo consuetudinari.
      Il mio discorso odierno vuole sostituire quelle famose dichiarazioni del Governo che erano una specie di pezzo d'obbligo ad ogni ripresa di lavori parlamentari. Questo discorso, dopo quelli pronunciati al Cova e in altri siti, non deve apparire superfluo. Mi riprometto di approfondire taluni argomenti e che altrove ho necessariamente soltanto prospettati e soprattutto intendo documentare quanto verrò ad affermare.
      Comincio dalla situazione interna. Malgrado una comprensibile inquietudine delle masse lavoratrici — non escluse quelle iscritte alle corporazioni — che ha dato luogo a qualche movimento salariale, qua e là sboccato in iscioperi rapidamente e felicemente composti, malgrado gli sporadici incidenti sommamente deplorevoli da chiunque provocati, avvenuti nella ricorrenza del 4 novembre; malgrado le premeditate campagne periodiche del giornalismo di opposizione pregiudiziale, il fatto è che l'ordine non è stato seriamente turbato, né vi sono state interruzioni di sorta nei grandi servizi pubblici. La Nazione ha continuato a vivere e lavorare nel suo accelerato ritmo gagliardo.

(segue...)