(segue) Bissolati
(29 ottobre 1924)
[Inizio scritto]

      Leonida Bissolati aveva perfettamente ragione contro il mio eccessivo giacobinismo, tanto è vero che oggi il socialismo ha tre chiese o tre botteghe che dir si voglia, le quali si odiano e si detestano a vicenda; e nessuno sa oggi a quale insegna debba andare per ritrovare il puro, l'autentico socialismo.
      Secondo contrasto: quello del dopoguerra. È ancora troppo presto per giudicare un contrasto di ordine fondamentale. La storia, cioè gli uomini che vengono dopo di noi, spogli delle nostre passioni, potranno dare il giudizio definitivo. Comunque anche allora non si trattava di rivalità personali, non si trattava di dire: «Levati di lì che mi ci metto io». No. Era diversa visione di quel che poteva in quel momento costituire l'interesse nazionale.
      Io intendo qui, nella mia qualità di Capo del Governo e di Capo del Fascismo, di onorare in Leonida Bissolati prima di tutto l'uomo. Era un uomo semplice, un probo gentiluomo, un cavaliere senza macchia e senza paura, un uomo che aveva vissuto tutta l'aurora del socialismo diffuso con il suo apostolato, che aveva sofferto, che aveva sempre pagato di persona. Ed è morto nell'assoluta povertà, in una povertà che si potrebbe chiamare veramente francescana.
      In lui intendo onorare l'interventista, l'uomo che a 55 anni imbraccia il fucile, si arruola volontario negli Alpini, va sul Monte Nero ed è ferito in combattimento; l'uomo che sopporta il ferro chirurgico senza un lamento, senza una parola, con uno stoicismo degno degli eroi antichi. Voglio onorare in lui anche il socialista del tempo in cui il socialismo non era diventato una scuola di abbrutimento dei valori nazionali, una dottrina di mistificazione delle plebi, del tempo in cui i socialisti non si preoccupavano dei collegi elettorali e nemmeno degli stipendi delle diverse leghe delle Camere del lavoro, ma andavano al popolo per elevarlo e la prima cosa che facevano era quella di dirgli la verità. Voglio onorare in Leonida Bissolati il patriota. Egli non ha mai disgiunto il suo ideale, liberamente e santamente professato, dall'amore della Patria. Era così intransigente quando si trattava dell'interesse della Patria, che in pieno Parlamento, dopo le tristi giornate del nostro insuccesso. Egli, rivolto ai suoi ex amici dell'Estrema Sinistra, diceva tranquillamente, quantunque fosse un uomo straordinariamente mite di animo: «Se fosse necessario io vi farei fucilare in massa».

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