Ai bersaglieri
(9 marzo 1924)


      Nel museo storico dei Bersaglieri nella Caserma di San Francesco a Ripa in Roma, il 9 marzo 1924, fu consegnata a S. E. il Capo del Governo una pergamena per la sua nomina a Presidente dell'Associazione fra gli ex bersaglieri. Parlò il Generale Zoppi, presidente dell'Associazione e il Duce rispose con le seguenti parole:

      Generale! Commilitoni!
      Tutte le volte che mi accade di incontrare un reparto di bersaglieri e sento squillare le trombe che suonano la nostra caratteristica marcia, nel mio animo si alternano i sentimenti di melanconia e di orgoglio. Melanconia, perché ricordo i miei venti anni, di cui due trascorsi a Verona tra le caserme Castel vecchio e Catena; e ricordo le bellissime corse, al mattino, lungo le rive dell'Adige, corse che allargavano i polmoni e fortificavano i garretti.
      Sono poi fieramente orgoglioso di avere partecipato negli anni lontani della pace e in quelli vicini e non dimenticabili della guerra al corpo dei bersaglieri; orgoglioso perché sul Carso, in Carnia, sull'Jaworcek, sul Cuckla, sul Rombon, ho visto con i miei propri occhi tutta la vicenda silenziosa ed eroica del bersagliere italiano.
      È per me fonte di viva commozione ritrovarmi in queste sale, in questo museo, in questo tempio così ricco di ricordi. Ognuno di essi parla al nostro spirito, ognuno di essi ci dice che quando si è stati bersaglieri a vent'anni, si resta bersaglieri per tutta la vita, vale a dire si porta nella vita quello spirito che chiamerei bersaglieresco di sollecitudine e di dedizione nell'adempimento del proprio dovere.
      Sono lieto che il mio caro e grande amico Duca della Vittoria abbia accolto il mio desiderio di conservare i bersaglieri. Egli si rese subito conto, nella sua squisita sensibilità di capo e di soldato, che non bisogna disperdere le tradizioni, che le tradizioni sono una grandissima forza nella storia dei popoli e che se voi andate togliendo quelle tradizioni, voi togliete una delle basi sulle quali si può edificare la storia futura, che non è che il compimento e il perfezionamento della storia passata. La scomparsa dei bersaglieri sarebbe stata interpretata nella maniera più equivoca; sarebbe stata interpretata come una specie di castigo inflitto a un corpo che pure aveva un secolo di storia gloriosa.

(segue...)