Per la navigazione aerea
(31 ottobre 1923)


      Il 31 ottobre 1923 si compiva in Roma — con una giornata di fervido entusiasmo — il ciclo delle celebrazioni del primo anniversario della Marcia su Roma. Nello stesso giorno, chiudendosi la quinta sessione della Commissione internazionale per la Navigazione Aerea, il Duce pronunziava, nella Sala del Consiglio in Campidoglio, le seguenti parole:

      Eccellenza! Onorevoli Signori!
      E' per me un alto onore chiudere questo vostro Congresso che, se non ha avuto il contorno clamoroso dei congressi politici, è però stato fertile di fecondi risultati.
      Sono qui nella mia qualità di Capo del Governo e sono qui anche nella mia qualità di aviatore e, come aviatore, permettetemi di felicitarmi con voi che da aviatori avete raggiunto il cielo di Roma attraverso le linee che sono normali per gli aviatori: le linee del cielo.
      Come non si concepisce un ammiraglio che stia continuamente in terra ferma, così non si concepisce un aviatore che voli stando al tavolino. Chi fa dell'aviazione, deve dimostrare la sua passione e la sua abilità soprattutto volando.
      Mi compiaccio poi per i risultati a cui siete pervenuti ed anche per il fatto che vi siete pervenuti alla unanimità. Ciò significa che c'è già una intesa fra tutti gli aviatori e che le possibilità di accordo sul terreno della legislazione aerea internazionale sono fondatissime.
      Signor Flandin, io vi ho ascoltato con molta soddisfazione e con altrettanta gioia quando avete parlato di un certo scetticismo che ancora circonda la navigazione aerea. Voi sapete che l'umanità si può dividere in due categorie: i misoneisti ed i filoneisti; quelli che hanno la paura del nuovo e quelli che del nuovo hanno la nostalgia. Ora in questi tempi il nuovo è il volo.

(segue...)