Al popolo di Sassari
(11 giugno 1923)


      Discorso pronunciato a Sassari, l'undici giugno, dal Palazzo della Prefettura, dopo il pellegrinaggio a Caprera.

      Cittadini di Sassari! Fiero, gentile popolo di Sardegna!
      Quello che ho compiuto oggi non è e non deve essere interpretato come un viaggio ministeriale. Ho inteso di compiere un pellegrinaggio di devozione e di amore per la vostra magnifica terra. Mi hanno detto che dal 1870 ad oggi è questa la prima volta che il Capo del Governo parla al popolo di Sassari raccolto nella vasta piazza. Deploro che fino a questo momento nessun Capo del Governo, nessun Ministro abbia sentito il dovere elementare di venire a conoscere i vostri bisogni, di venire ad attestare a voi quanto l'Italia vi deve. Per i mesi, per gli anni, per i lunghi anni del nostro sacrificio di sangue e della nostra purissima gloria il nome di Sassari, consegnato alla Storia nei bollettini di guerra, ha echeggiato nell'animo profondo di tutta l'Italia. Coloro che seguivano lo sforzo magnifico e sanguinoso della nostra razza, coloro che si sono macerati nel sangue e nel fango delle trincee, giovani della mia generazione, fierissimi e sdegnosi, tutti quelli che portano sempre nel cuore la fede della Patria, tutti costoro, o sardi, vi ammirano, tutti costoro, o fanti della Brigata Sassari, o cittadini di Sassari, vi tributano un segno, una testimonianza di infinito amore.
      Che cosa importa se qualche burocrata che si attarda a poltrire non ha ancora tenuto conto dei vostri bisogni? Sassari è già passata gloriosamente alla Storia. Oggi ho sofferto quando mi hanno detto che questa città non ha acqua. Ebbene, vi prometto che avrete l'acqua perché avete il diritto di averla. Se il Governo Nazionale vi concederà — come vi concederà — i due o i quattro milioni necessari, non avrà fatto che il suo dovere perché, mentre altrove giovani dalle spalle quadrate lavoravano al tornio, la gente di Sardegna combatteva e moriva nelle trincee.

(segue...)