(segue) Discorso all'Augusteo
(7 novembre 1921)
[Inizio scritto]

      Altri vi parlerà di politica estera.
      Ancora vi devo una parola sui rapporti tra l'Italia e il Vaticano. Lo Stato è sovrano in ogni campo dell'attività nazionale. Prima di togliere la legge delle guarentigie occorrono cautele. La diplomazia vaticana è più abile di quella della Consulta. Bisogna imporre il rispetto a ogni fede perché per il Fascismo il fatto religioso rientra nel campo della coscienza individuale. Il cattolicismo può essere utilizzato per l'espansione nazionale. Riguardo all'atteggiamento coi popolari ci regoleremo a seconda del loro atteggiamento. Si dice che questo programma è come gli altri: ma tutti gli uomini sono uguali; i piedi sono tutti di una forma la differenza è nei cervelli. Epperò bisogna guardare allo spirito del programma. Che cosa importa dar fondo all'universo se non ci sono energie necessarie per raggiungere la meta comune? Ritengo che attorno a noi si raggrupperanno i frammenti degli altri partiti costituzionali. Noi assorbiremo i liberali e il liberalismo perché col metodo della violenza abbiamo sepolti tutti i metodi precedenti. Mi permetterete che ci sia in me un sentimento di soddisfazione nel parlare davanti a questa imponente assemblea; forse la più imponente dal '70 ad oggi. Raccolgo il frutto di questi sette anni di dure battaglie. Non dico di non aver commesso errori: ammetto pure di essere un pessimo temperamento. In me lottano due Mussolini uno che non ama le masse individualista l'altro assolutamente disciplinato. Può darsi che abbia lanciato delle parole dure; ma esse non erano dirette contro le milizie fasciste ma erano dirette contro chi intendeva aggiogare il Fascismo ad interessi privati mentre il Fascismo deve essere a guardia della Nazione. Preferisco l'opera del chirurgo che affonda il lucido coltello nella carne cancrenosa al metodo omeopatico che s'indugia nel da fare. Nella nuova organizzazione io voglio sparire perché voi dovete guarire del mio male e camminare da voi. Solo così affrontando le responsabilità e i problemi si vincono le grandi battaglie. Vi raccomando di tener fede al principio animatore del Fascismo. In un canto del Paradiso Dante esalta la figura del poverello di Assisi che dopo aver sposato la povertà «poscia di dì in dì l'amò più forte». Questo o fascisti è il nostro giuramento: amare di dì in dì sempre più forte questa madre adorabile che si chiama: Italia.

(segue...)