Speculazione e responsabilità
(25 novembre 1919)


      Questo articolo fu pubblicato sul «Popolo d'Italia» del 25 novembre 1919.

      Quel che è accaduto in questi ultimi mesi in Italia e precisamente dal settembre in poi è profondamente umiliante e tale da giustificare pienamente ogni gesto esasperato di rivolta. Un solo dato basta a sintetizzare la situazione: senza plausibili motivi d'ordine pubblico ma solo per un basso calcolo e proposito di conservazione ministeriale è stata ristabilita la censura con un colpo che nelle prime ventiquattro ore fu nelle sue manifestazioni immediate ultra-poliziesco e ultra-reazionario. Si sono fatte le elezioni in regime di censura e nessuno ha protestato; meno di tutti i socialisti i quali non sono stati e non sono seriamente danneggiati dalla censura in quanto che quando l'odiosa funzione fu riposta in vigore essi avevano già sputato l'animaccia loro contro la guerra e contro l'intervento e durante la campagna elettorale attraverso i loro mille e più circoli hanno potuto altamente infischiarsi delle forbici censoriali.
      Le elezioni sono finite: i socialisti hanno trionfato ma la censura rimane e si capisce! Essa fu ristabilita contro di noi e soltanto contro di noi; viene mantenuta contro di noi e soltanto contro di noi. Se durante la guerra i misfatti della censura furono grandissimi quelli provocati dal suo ristabilimento sono enormi! E siccome la censura è stata introdotta da Nitti le responsabilità e le colpe di quest'uomo che appare sempre più nettamente come l'agente disintegratore e corruttore di tutte le forze nazionali sono semplicemente capitali! La censura ha prodotto uno stato d'animo di incomprensione fra l'Italia e Fiume. Gli italiani del vecchio regno non comprendono lo stato d'animo dei fiumani tutto pervaso e fermentante di alta passione di Patria e d'altra parte i fiumani non si rendono conto — data l'atmosfera di eccezione in cui vivono — della generale situazione dell'Italia. Tutto ciò è l'effetto della censura. Solo chi ci conosce da vicino ha l'idea delle sofferenze spirituali e fisiche che ì'abbominevole regime della censura ci infligge. Noi ci troviamo — grazie alla censura — condannati a una posizione d'inferiorità. Non ci è concesso di opporre alle miserabili reticenze dei comunicati ministeriali la verità vera delle cose. È permesso al Governo di allarmare la Nazione; non è permesso a noi di sventare le manovre nittiane. Il Governo evoca dei fantasmi eccita le passioni del popolino e quando noi ci accingiamo a ristabilire la genuina verità dei fatti siamo inchiodati al silenzio dal bavaglio censoriale. Si può dire la verità? O dovremo spezzare le penne? Quello di far credere che lo sbarco a Zara significhi tutto quello che si vuol dare ad intendere nel comunicato nittiano è delitto! Il gesto di Gabriele d'Annunzio non è un capriccio di esteta:

(segue...)