(segue) La Vittoria fatale
(24 maggio 1918)
[Inizio scritto]

      «Accadono continuamente a coloro che ci circondano mille e mille e mille avventure che sembrano tutte gravide di germi d'eroismo e nulla d'eroico si eleva quando l'avventura è dissipata. Ma Cristo incontra sulla sua strada un gruppo di fanciulli una donna adultera o la Samaritana e l'umanità monta tre volte di seguito all'altezza di Dio.»
      L'avvenimento della guerra mondiale è stato per il nostro popolo un getto d'acqua pura. È stato mortale ad esempio per la Spagna; vivificatore per noi. Noi abbiamo voluto. Abbiamo scelto. Prima di arrivare alla scelta abbiamo polemizzato abbiamo lottato e qualche volta la lotta ha assunto un aspetto di fiera violenza; abbiamo vinto noi ed anche oggi siamo orgogliosi di quelle giornate e ci compiacciamo che il ricordo delle moltitudini che occupavano le strade e le piazze delle nostre città turbi molto coloro che furono sconfitti e quelli che ancora oggi tentano coi mezzi più insidiosi di spegnere la sacra fiamma e la fede del nostro popolo.
      Questa guerra l'hanno accettata come si accetta una corvée pesante e il loro duce inseguito dalle maledizioni di tutto un popolo si è ritirato come un vecchio feudatario nel suo remoto paese; e non possiamo fargli che questo augurio: che ci rimanga per sempre.
      Ma come non mi stancherò di ripetere noi giovani commettemmo allora un errore un errore che abbiamo duramente scontato: consegnammo questa nostra giovinezza ardente alla più desolante vecchiaia. Quando dico vecchi non stabilisco un rapporto soltanto cronologico. Io penso che si nasce vecchi; che c'è qualcuno a vent'anni che è già cadente di spirito e di carne mentre ci sono uomini a settantanni come il meraviglioso Tigre di Francia che hanno ancora tutta la vibrazione la fiamma della virile giovinezza. Parlo dei vecchi che sono vecchi che sono superati che sono ingombranti.

(segue...)