Divagazioni
(31 dicembre 1917)


      Dal «Popolo d'Italia» del 31 dicembre 1917

      Il 1917 sta per finire. Fra poche ore entrerà nel mare del passato dal quale emergono — a guisa di scogli — gli avvenimenti degni di storia. La ruota secolare del tempo compie un altro giro. Noi sappiamo che la misura del tempo è una convenzione più o meno esatta e arbitraria che non è già il tempo che passa ma siamo noi che passiamo nel tempo diretti a quella che il Poeta ha chiamato «la scogliera bianca della morte».
      Eppure quando staccate l'ultimo foglio del calendario una punta sottile di melanconia vi penetra nell'animo inquieto. È l'anno che muore che finisce e pur vi sembra — per uno dei giuochi complicati del sentimento che sfugge al controllo raziocinante dell'intelligenza — che qualche cosa di voi di noi muoia e finisca; e pure quando l'orologio batte l'ora fatidica del trapasso non vi par di sentire nel vostro mondo interno rintocchi funebri di campane e squilli allelujanti d'amore?
      Il 1918 è l'ignoto. C'è chi si sente agghiacciare davanti all'ignoto custodito misteriosamente nel grembo dell'avvenire; c'è chi va incontro all'ignoto con un giovanile spirito di avventura. E una domanda fiorisce sulle labbra di tutti: «Che cosa ci porterà il 1918?»
      Ognuno di noi — dal più alto al più umile — dal 1914 ad oggi ha nella sua vita molte date memorabili. Costituiscono la nostra storia individuale.
      Come dimenticare il giorno in cui si ebbe il battesimo del fuoco? O si vide cadere l'amico più fedele? O si conobbe lo strazio della carne ferita?
      Ci sono i giorni che passano senza lasciare tracce nella monotona successione delle ore: sono i giorni grigi sotto un cielo grigio uniforme unicolore. Ma ci sono i giorni di tempesta i giorni d'eccezione i giorni di tumulto i giorni di ricreazione e di distruzione; i giorni che valgono gli anni. Il 1° agosto del 1914 è forse un giorno come tutti gli altri?

(segue...)