Fronte al nemico
(27 ottobre 1917)


      I bollettini del comando supremo e il comunicato ufficioso della Stefani parlano in questi giorni a tutti gli italiani un linguaggio che deve dare una idea non tanto della gravità quanto della grandezza dell'ora.
      La dodicesima battaglia dell'Isonzo può essere — è certamente — una di quelle che nel declinare della guerra precipitano gli eventi. È un duello formidabile all'ultimo sangue quello che i nemici hanno impegnato nella zona impervia dell'alto e medio Isonzo: un duello nel quale la monarchia austro-ungarica ha gettato tutte le sue forze tutte le sue riserve con il concorso di imponenti forze germaniche.
      Sono i due imperi centrali che si uniscono contro l'Italia per punirla in primo luogo per costringerla poi ad accettare una pace qualunque. Ma i calcoli di Carlo e di Guglielmo sono sbagliati. Noi abbiamo piena fiducia che l'urto sarà contenuto e che il successo iniziale degli austro-tedeschi non avrà quelle vaste decisive conseguenze di ordine militare e soprattutto politico che i nemici si ripromettono. Bisogna dunque attendere lo svolgimento ulteriore della gigantesca battaglia con animo forte sgombro di eccessive preoccupazioni.
      È in queste ore di crisi che un popolo mostra al mondo di essere giunto al grado più alto della sua maturità civile. Bisogna — come disse nel suo discorso l'on Sonnino — vincere trionfare su noi stessi; controllare dominare i nostri nervi che tre anni di guerra hanno al tempo stesso provato e fortificato. Reagire con ogni mezzo contro le turpissime manovre dei disfattisti i quali lavorano e da parecchi mesi ormai per aiutare i nemici nel loro colpo disperato contro la nostra patria.
      Anzitutto non si deve dare soverchia importanza agli spostamenti territoriali che un'offensiva provoca specialmente nel suo primo tempo. Tutte le nazioni in guerra hanno vissuto questi momenti non esclusa la stessa Germania che all'inizio ebbe invaso gran parte del territorio della Prussia Orientale e più tardi nella primavera di quest'anno dovette sotto l'implacabile pressione francoinglese abbandonare molta parte dei territori conquistati prima della battaglia della Marna.

(segue...)